giovedì 11 dicembre 2008

dal CPA di CAGLIARI

Pezzi tratti da l'UNIONE SARDA.

La situazione al CPA di Cagliari è ridicola!

Pochi migranti spaventano un città, un aereoporto viene chiuso per qualche ora....
Ma.... ci sono le SPLENDIDE cooperative che gestiscono il tutto .....
E i volontari? e i comitati? e chi aiuta concretamente questi uomini??
INVISIBILI!

Forse meglio invisibili e costruttiti che... a fare i becchini dietro grandi tragedie umane


Vola qualche colpo di manganello durante una manifestazione non autorizzata. La polizia: «Il prefetto non vi può aiutare» Prefettura, scontri tra rifugiati e agenti«Chiediamo un lavoro o un biglietto aereo per andare via»Mercoledì 10 dicembre 2008Invitati a sgomberare, hanno fatto resistenza e la polizia è passata dagli avvertimenti ai fatti, con lo sgombero forzato.S i sono presentati in quaranta, hanno occupato l'atrio della prefettura e chiesto di essere ricevuti dal rappresentante del governo. A quel punto, i rifugiati politici africani che ieri hanno dato vita a una manifestazione non autorizzata davanti alla sede di piazza Palazzo, al centro della città, sono stati invitati dalla polizia a sgomberare l'edificio. Ma non hanno indietreggiato di un millimetro e, dopo un muro contro muro durato alcuni istanti, gli agenti li hanno spinti verso l'uscita. Hanno fatto resistenza e la polizia, dietro l'ordine del vicequestore vicario Giuseppe Gargiulo, è passata dagli avvertimenti ai fatti, con lo sgombero forzato da «un luogo istituzionale che è stato erroneamente scelto come obiettivo», dirà più tardi lo stesso vicequestore vicario. È volato qualche colpo di manganello, alcuni attivisti sono stati travolti e alla fine, cinque persone, tra cui due poliziotti e una manifestante (alcuni giovani del Social forum si sono presentati in piazza Palazzo) colpita a un braccio, sono rimaste contuse. Anche il fotografo de L'Unione Sarda, che si trovava davanti alla portineria, spinto da un agente, che poco dopo si è scusato, ha riportato una distorsione alla caviglia. L'INVITO AD ANDARE VIA «Non potete restare qua dentro, la vostra questione non può essere risolta dal prefetto», scandisce a più riprese Gargiulo ai manifestanti, prima di dare l'ordine di sgombero. «Ho parlato con lui un attimo fa, non può aiutarvi». Alla richiesta dei rifugiati, che provengono dalla Costa d'Avorio, Ghana, Togo, Benin, dà voce Iossouf Watara, ivoriano, che estrae da una tasca il suo documento, e grida: «Vogliamo essere messi nelle condizioni di trovare un lavoro o, al limite, di poter andare a Roma o Milano. Ci serve solo un biglietto aereo». L'INIZIO DEI PROBLEMI Il loro problema ha inizio paradossalmente con il riconoscimento dello status di asilo politico. Al gruppo di immigrati, che dal mese di giugno era ospitato all'interno del Cpa, il centro di prima accoglienza che si trova a Elmas, e dell'Hotel Setar, la condizione di rifugiati è stata riconosciuta pochissimo tempo fa. Dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno hanno dovuto lasciare le strutture (dove, lamentano gli attivisti, esplodono periodicamente epidemie di scabbia) come prevede la legge. «Si sono però ritrovati in strada, senza un soldo in tasca», racconta Massimo Pitzalis, uno dei numerosi attivisti presenti alla manifestazione. «Alcuni sono riusciti a contattare qualche conoscente e si sono fatti inviare i soldi per i biglietti. Tantissimi, invece, non sanno dove sbattere la testa». Come Idrissa Traore, ivoriano, che da una settimana non sa dove andare: «Sto trascorrendo la notte in piazza Matteotti. Sarebbe sufficiente per me arrivare a Milano o a Venezia». IN ITALIA DA SEI MESI La loro permanenza in Italia è iniziata, appunto sei mesi fa, a Lampedusa. Da lì sono stati dirottati al Cpa di Elmas. Dopo la richiesta di asilo politico la Commissione del Ministero ha avviato gli accertamenti per il riconoscimento dello status. «Una volta che la procedura è giunta a conclusione spetta a loro organizzarsi, non ci si può fare carico delle loro esigenze», spiega Gargiulo. «Comprendiamo il loro disagio: non sanno parlare l'italiano e si ritrovano senza soldi. Ma la possibilità di ricevere accoglienza è valida solo nella fase precedente al riconoscimento, poi devono diventare autonomi».

Il consigliere regionale Caligaris chiama GullottaMercoledì 10 dicembre 2008«La grave situazione di una trentina di giovani della Costa d'Avorio che, ottenuto lo status di rifugiati politici, sono rimasti privi di qualsiasi assistenza, è sfociata in momenti di forte tensione. Una situazione spiacevole che non deve ripetersi». Lo afferma la consigliera regionale socialista Maria Grazia Caligaris (Ps), componente della Commissione Diritti Civili, che ha avuto un colloquio con il Prefetto di Cagliari Salvatore Gullotta, al quale ha rappresentato la necessità che i giovani, «senza soldi, senza un alloggio e senza biglietto della nave per raggiungere la penisola, trovassero una temporanea sistemazione non potendo rientrare nei luoghi di accoglienza dove stavano in attesa del certificato di rifugiati politici. È palese la contraddizione che le istituzioni, governo, regione ed enti locali, devono superare», ha sottolineato Caligaris, «e non è sufficiente rilasciare i documenti attestanti lo status di rifugiato e poi abbandonare le persone in mezzo a una strada». ---------------------------------------------------------------------------------------------------------In 44 devastano il primo piano del Cpa di Elmas. Danni per migliaia di euro, lievemente ferito un agente di polizia Centro di accoglienza, prove di fugaRivolta degli algerini: uno scappa ma viene ripresoGiovedì 11 dicembre 2008Dopo aver devastato camere e bagni i rivoltosi nordafricani hanno lanciato materassi, suppellettili, rubinetti e pezzi di maiolica.Q uarantaquattro algerini pronti a tutto, armati della loro disperazione e animati da furia devastatrice, hanno inscenato una nuova nottata di guerriglia nel Centro accoglienza stranieri di Elmas. Bilancio (provvisorio): un agente lievemente ferito, danni per svariate migliaia di euro e un clandestino in fuga senza documenti né soldi, rintracciato poi nel primo pomeriggio. Si tratta dell'ennesima rivolta avvenuta dal mese di giugno, quando la struttura è stata inaugurata.L'ASSALTO Hanno atteso che fosse notte inoltrata, confidando in un naturale rilassamento del personale preposto al controllo. Poi hanno rotto gli indugi e cercato di scappar via, in massa, dal centro di accoglienza stranieri da qualche mese ospitato in una palazzina dell'aeroporto militare di Elmas. La pronta reazione della vigilanza interforze di polizia e carabinieri alla fine ha represso il loro tentativo, anche se uno degli ospiti del Cpa è riuscito per qualche ora a sfuggire alle maglie della rete dei controlli di polizia. Erano quasi le 3.30 quando 44 algerini, sbarcati sulle coste meridionali sarde un mesetto fa, hanno scatenato l'inferno: dopo una notte di discussione e ripensamenti il "branco" ha deciso che fosse arrivata l'ora di provare ad abbandonare la sistemazione al primo piano del centro di accoglienza, l'unico rimasto agibile dopo che le devastazioni di settembre avevano reso impraticabile quello superiore. LA VIOLENZA Resasi conto della impossibilità di sfuggire alla vigilanza delle forze dell'ordine in quel momento in servizio, l'avanguardia del gruppo in fuga ha deciso di buttarla in rissa: una decina di algerini ha iniziato a lanciare scarpe, bottiglie, suppellettili recuperate nelle camere, persino maiolica e rubinetti smontati da bagni, senza trascurare di danneggiare pesantemente gli infissi. Un agente è rimasto leggermente ferito dal lancio di una sbarra di ferro: se la caverà con un paio di giorni di cure. Il peggio è passato verso le 5, quando la rivolta è stata sedata.LA FUGA L'allarme è scattato quando l'appello nominativo ha rivelato l'assenza di un algerino di 25 anni. Approfittando della confusione, infatti, il giovane è riuscito ad allontanarsi e a far perdere le proprie tracce. Immediate sono scattate le ricerche sia nell'attiguo aeroporto civile che in tutta la zona. Contestualmente la segnalazione è rimbalzata nelle caserme e nei commissariati di tutta la provincia, unitamente a una foto e a una descrizione del giovane nordafricano in fuga. Nel primo pomeriggio le ricerche hanno dato esito positivo: il ragazzo, infreddolito e spaesato, è stato rintracciato non lontano dalla zona aeroportuale, ai margini di una strada trafficata.IL CENTRO Il primo sopralluogo effettuato ieri mattina dai tecnici ha decretato l'impraticabilità di una parte del piano messo a soqquadro nella notte. Questo comporta un aggravio di difficoltà per i sessanta stranieri irregolari attualmente ospitati nella struttura, costretti a vivere in spazi ristretti e resi precari dalle devastazioni.L'INTERROGAZIONE Della questione immigrati si è parlato ieri sera anche in Consiglio comunale: il rappresentante di Forza Italia Maurizio Porcelli ha presentato un'interrogazione nella quale chiede di utilizzare i fondi attualmente destinati ai buoni-pasto destinati agli immigrati per noleggiare una nave e riportare i clandestini nei loro paesi di origine.ANTHONY MURONI
prefetto «Le tensioni? C'è una strategia nazionale»Giovedì 11 dicembre 2008le altre foto I l prefetto Salvatore Gullotta ne è convinto: «Ormai è accertato: c'è una strategia nazionale da parte degli irregolari algerini. Organizzano rivolte, manifestazioni o scontri quasi in contemporanea per chiarire che non sono d'accordo con la nostra strategia dell'accoglienza. Si sentono quasi prigionieri, anche se le strutture sono di assoluto livello. Vorrebbero essere liberi di circolare, non capiscono questa costrizione. Ma sbagliano, perché le procedure sono chiare e vanno rispettate». Dopo gli scontri di martedì davanti alla Prefettura ribadisce che occorre calma nella gestione del problema: «Il giorno prima hanno protestato i rifugiati, ieri gli irregolari. Ma noi abbiamo risposte per ognuno di loro». Seduto nel suo ufficio ampio e spartano, sprovvisto di personal computer, con accanto il viceprefetto Corda e il dirigente Leo, il dottor Gullotta è fermissimo sulle sue posizioni: «Non ci sono alternative a questa organizzazione dell'accoglienza». Il suo è un approccio politically-correct, quasi britannico nonostante i natali siciliani: «Mai parlare di clandestini, io li definisco semplicemente irregolari»Non è che ci sia un disagio non più sostenibile?«Sinceramente mi sembra una forzatura. Ho già detto che credo dietro questi episodi ci sia una strategia precisa. Ma bisognerebbe mettere in rilievo che dal 2006 gestiamo l'arrivo di circa 2 mila irregolari all'anno. Eppure nessun impatto c'è stato nei confronti dei cittadini».Vuol far notare che sono state evitate le guerre tra poveri?«Non userei questa definizione ma il senso è quello. Abbiamo usato il massimo del riguardo nei confronti degli extracomunitari, offrendo loro un tetto sulla testa e un pasto caldo ma non per questo abbiamo danneggiato i nostri concittadini. Chi critica la politica dell'accoglienza su questo dovrebbe interrogarsi».Cosa risponde a chi sostiene che quella dell'aeroporto non è l'ubicazione migliore per il Cpa?«Che si tratta di critiche poco costruttive. Qualcuno scorda i nostri sforzi per reperire una struttura che ci consentisse di ospitare in un contesto di umanità tutte le persone che arrivano in maniera irregolare nella nostra isola. E poi, ci sono strutture alternative? Se esistono sono pronto a prenderle in considerazione».C'è chi parla di spazi sempre più esigui al Cpa. Qual è la situazione?«È sotto controllo. I 60 ospiti hanno tutti a disposizione camere e servizi regolari. E siamo pronti a far partire i lavori per la ristrutturazione del secondo piano, devastato qualche mese fa».Cosa si può fare per mettere fine alle rivolte?«Occorre sforzarsi di far capire ai ragazzi ospitati nel Cpa che non ci sono alternative alla loro condizione. E uguale sforzo dovremmo farlo noi. La legislazione è questa e dobbiamo sforzarci di rendere la presenza di questi irregolari la più compatibile possibile con condizioni di umanità. E noi non ci tireremo indietro».Crede che si possa fare di più?«Ne sono assolutamente convinto. Penso, ad esempio, all'impegno promesso e mai attuato dagli enti locali a proposito dei centri di seconda accoglienza. Regione, Province e Comuni devono rendersi conto che occorre investire in integrazione. Quando qualcuno degli irregolari ottiene lo status di rifugiato politico si trova disorientato, non sa dove sbattere la testa».
-------------------------------L a procedura per l'identificazione e la sistemazione dei clandestini che sbarcano sulle coste isolane è quella standard, prevista dalla legge Bossi-Fini. Una volta individuati sul territorio nazionale gli immigrati non in regola vengono sottoposti al controllo fotodattiloscopico. In sostanza foto segnaletica e impronte digitali da rilevare in Questura, anche se a Cagliari queste operazioni vengono effettuate in una stanza appositamente ricavata all'interno del centro di accoglienza di Elmas. I risultati dei rilievi vengono poi inseriti nella banca dati nazionale Afis per accertare se qualcuno dei clandestini sia già stato segnalato in precedenza sul suolo nazionale. Ultimata questa fase gli extracomunitari vengono sottoposti a un primo screening sanitario e poi trasferiti nel centro di accoglienza, in attesa di un riconoscimento da parte delle autorità nazionali o (più spesso) di un rimpatrio. A questo proposito recentamente la legge ha introdotto il reato di "reingresso e presenza": lo commette un clandestino che, dopo essere stato destinatario di un foglio di via, viene nuovamente sorpreso sul territorio nazionale. Se la permanenza in sé non costituisce reato, lo stesso viene consumato con il ritorno in Italia dopo aver subito un provvedimento di espulsione.IL CENTRO DI ELMAS A giugno, quando il centro di accoglienza di Elmas è diventato operativo, la struttura si presentava come una di quelle più all'avanguardia in Italia: assicurava posti-letto confortevoli, mensa, attività di mediazione culturale e interpreti, oltre che attività di svago e possibilità di comunicazione all'estero attraverso schede telefoniche fornite dal consorzio. Ottimi propositi spesso rimasti solo sulla carta, visto che già da luglio della struttura linda e accogliente è rimasto solo un ricordo. Le periodiche devastazioni e il successivo scetticismo espresso da alcuni dei sindacati delle forze delle ordine hanno sin da subito fatto capire che permanenza dei clandestini e convivenza con il personale preposto al controllo sarebbero state difficili. LA GESTIONE A gestire il centro di Elmas è il Consorzio solidarietà guidato da Carlo Tedde: si tratta di un'organizzazione che raccoglie diverse cooperative sociali della provincia, per le quali lavorano quasi seicento persone.Lo Stato corrisponde al Consorzio circa trenta euro al giorno per ogni ospite del centro, più una cifra che oscilla tra i 15 e i 25 euro (sempre pro capite) per le spese mediche. Nella tariffa fissa sono compresi colazione, pranzo, cena, pulizia, lenzuola, coperte, assistenti sociali, psicologi e mediatori. A lavorare nella struttura sono una trentina di ragazzi cagliaritani, assunti con regolare contratto. ( a. mur. )

Nessun commento: