mercoledì 31 dicembre 2008

El gato Obrero su La nuova Sardegna 30 dicembre 2008

ieri su LA nuova  Sardegna, pagina di Oristano, fondo pagina.... appare la  nostra nota.
Grazie  alla  sensibilità giàpiù volte  dimostrata  dalla  redazione della  Nuova  Sardegna

martedì 30 dicembre 2008

da l'unione sarda di oggi

ORISTANO. Caritas, Vincenziane, Unicef, El gato obrero: e tanti altri esempi di solidarietà
Bilancio attivo per gli angeli custodi
Il lavoro delle associazioni di volontariato durante le feste
Martedì 30 dicembre 2008
Sono state molte le famiglie locali assistite , ma c'è anche chi ha pensato di sostenere progetti internazionali o ad aiutare i nomadi in difficoltà.
Vedi le fotoVedi le altre fotoVedi le altre fotoÈtempo di consuntivi anche per le associazioni di volontariato che si occupano di solidarietà. Non hanno la pretesa di fare bilanci con molte cifre, ma con la loro costante presenza nel tessuto sociale hanno in mano il termometro della situazione. Specialmente della povertà, col mercurio che sale in particolare per la mancanza di lavoro e per le unioni familiari che vanno in malora.
Una delle associazioni maggiormente rappresentative è la Caritas diocesana, ben radicata in città e in notevole espansione nel territorio provinciale. Nella sede diocesana di via Cagliari nei giorni di apertura (martedì e giovedì dalle 10 alle 12) è un viavai di persone che chiede aiuto. «È gente», dice la direttrice Giovanna Lai, «che ha difficoltà cibo procurarsi cibo e a vestirsi. Talvolta le situazioni sono stabilizzate e l'assistenza è continuativa. In altri casi, e sono in aumento, si tratta di donne separate che non ricevono l'assegno del coniuge per cui non potrebbero in altro modo soddisfare le esigenze primarie dei figli e proprie. Ma », aggiunge la direttrice della Caritas, «ci sono anche casi di difficoltà improvvise dovute a malattie ad altri eventi. Da noi c'è sempre qualcuno disposto ad ascoltare e a dare non solo solidarietà morale ma anche materiale offrendo generi alimentari e abbigliamento».
Difficile, per la Caritas di via Cagliari, stendere un bilancio «ma sicuramente abbiamo assistito continuativamente almeno 50 famiglie», dice la direttrice, «non solo della città, ma anche dei paesi ed extracomunitari ai quali destiniamo il frutto della generosità di commercianti e di privati cittadini».
Sul fronte della povertà in prima linea sono anche le socie del Volontariato Vincenziano. «Ci riuniamo una volta la settimana per esaminare le richieste di aiuto», dice la presidente Pasqualina Ghinami, «e ogni primo giovedì del mese le 22 volontarie distribuiscono a domicilio le sostanze di cui disponiamo, toccando con mano dure realtà spesso inimmaginabili. Quasi sempre viveri, indumenti in buono stato e coperte. Ma anche sostegno finanziario per la bolletta della corrente elettrica o per l'affitto. Assistiamo un centinaio di famiglie quasi tutte composte di due persone».
Diverso il campo d'azione dell'Unicef di cui è presidente Bianca Muscas. «Siamo costantemente impegnati nell'opera di sensibilizzazione che risulta particolarmente efficace con le pigotte. Nell'anno in corso le bambole di stoffa ci hanno consentito di incassare 10 mila euro (3 mila in più rispetto all'anno scorso) destinati alla vaccinazione di bambini del Terzo mondo. Poiché un ciclo dei 5 vaccini (antipolio, anti tbc, antipertosse, antimalaria e aids) costa 20 euro, con le offerte degli oristanesi sono stati salvati almeno 500 bambini».
L'Ail è invece impegnata contro le leucemie i linfomi e il mieloma. In città e provincia anche quest'anno ha attuato due iniziative: la vendita delle uova pasquali e delle stelle di Natale. Il ricavato viene utilizzato, tra l'altro, per la ricerca scientifica, l'assistenza ai pazienti e ai loro familiari e per la realizzazione di “case alloggio” nelle vicinanze dei centri ematologici in cui vengono trattati i pazienti. Meno nota ma molto attiva anche l' associazione “El gato obrero” guidata da Eleonora Casula nel 2008 ha prestato «sostegno economico e morale ad Anna e Giorgio (lei morta poi per tumore al pancreas) e lui malato di sla. Inoltre ha assistito i bimbi rom di Terralba, minori di famiglie in difficoltà economiche, rifugiati politici e profughi di Cagliari». Ha inoltre realizzato diverse iniziative culturali anche nelle scuole affrontando i temi delle migrazioni e dello sfruttamento della donna.
EMILIO FIRINU

lunedì 29 dicembre 2008

Cagliari 30 dicembre 200: sit in a sostegno del popolo palestinese

Associazione Amicizia Sardegna Palestina

Cagliari, Martedì 30 Dicembre
ore 18:00 Piazza Costituzione

Sit-in a sostegno del popolo palestinese
contro il massacro di Gaza e il terrorismo di stato israeliano.

Per adesioni lasciare un post sul sito: www.sardegnapalestina.org


CONTRO LA PULIZIA ETNICA E IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANO
FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA!

E’ partito sabato mattina l’attacco dell’esercito di occupazione israeliano sulla inerme popolazione civile palestinese già stremata da un lungo embargo che ha reso insufficienti e privi di strumenti adeguati gli ospedali della Striscia di Gaza. A poche ore dai primi raid aerei israeliani sulla Striscia si contano già 155 morti e 270 feriti gravissimi, un bilancio destinato purtroppo a crescere. Tra le vittime, dicono i mezzi d’informazione ufficiale, tante donne e tanti bambini, i cui corpi stanno arrivando a brandelli negli ospedali; secondo le fonti sanitarie di Gaza occorrerà trasferire i feriti più gravi in Egitto e non c’è un sufficiente numero di elicotteri per trasportarli.

I morti e i feriti di Gaza sono l’ennesima testimonianza della pulizia etnica che lo Stato israeliano da 60 anni sta portando avanti attraverso una guerra di occupazione, di apartheid, di violenza militare sull’intera popolazione palestinese. Il pretesto dell’attacco “difensivo” dai missili qassam, che il primo ministro Olmert si è affrettato a propinare questa mattina ai ministri degli esteri di tutto il mondo, vuole distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dal fatto che a Gaza un milione e mezzo di persone sta rischiando la morte da quasi due anni di embargo, che ogni giorno produce vittime.

Complici del terrorismo di Stato israeliano, l’appoggio militare statunitense e il silenzio dei governi europei, che lasciano che in Medio Oriente prosegua a compiersi indisturbato il tentativo di cancellare la Palestina dalle cartine geografiche, e con essa il suo popolo. E’ ormai evidente come alla condanna da parte della comunità internazionale dei crimini del nazifascismo non si accompagni ugualmente la condanna della storia e dell’attualità del progetto aberrante di cancellare il popolo palestinese.


NON C’E’ TEMPO DA PERDERE!!! FERMATE IL MASSACRO DI GAZA!!!

DOMENICA 28 DICEMBRE
MANIFESTAZIONE A PIAZZA NAVONA ALLE ORE 16,00
per

- L’IMMEDIATO STOP ALL’ATTACCO MILITARE SULLA STRISCIA DI GAZA

- LA FINE DELL’EMBARGO CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE DI GAZA

- IL CONGELAMENTO DI TUTTI GLI ACCORDI POLITICI ECONOMICI E MILITARI TRA L’ITALIA E ISRAELE

- LA FINE DELL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA DELLA PALESTINA


VITA, TERRA E LIBERTA’ PER IL POPOLO PALESTINESE

da forumpalestina.org


mercoledì 24 dicembre 2008

Bilancio attività e auguri

car* tutt*,
il 2008 va a concludersi e noi facciamo il nostro piccolo bilancio delle attività che El Gato Obrero ha svolto:

  • sostegno economico morale a Anna e Giorgio, malato di Sla, come sapete a ottobre la cara Anna è venuta a mancare rapita da un tumore al pancreas, così Giorgio adesso è solo, e noi abbiamo ancora di più il dovere morale e civile di  stargli vicino.
  • sostegno ai bambini rom  Terralba
  • sostegno a minori di famiglie in difficoltà economica
  • sostegno ai rifugiati politici e profughi di Cagliari
  • sostegno ad alcuni  detenuti e alle loro famiglie

Il 2008 però ci h  visto protagonisti di diverse iniziative culturali,  da quella  del  27  Gennaio in Oristano con la partecipazione di Mimmo Calopresti ed altri vari momenti di incontro  avvenuti anche nelle scuole su  temi come migrazioni  e  sfruttamento  della donna.
Abbiamo proseguito la  raccolta medicinali e la loro consegna all'UMMI ed anche  attivato la  raccolta abiti da  destinare a chi ne ha  bisogno, con  gli abiti ricevuti abbiamo quindi redistribuito ai Rom  in  estate quando avevano immediata necessità, continuiamo per ora a redistribuire  ai rifugiati in collaborazione con  Sardegna Palestina e altre associazioni che smistano gli abiti direttamente  ai giovani  refugees.

E' doveroso per noi ringraziare tutti coloro che  ci hanno aiutato a sostenere tutti i nostri progetti  dell 2008 ma anche e soprattutto tutti coloro i quali vorranno contribuire ad aiutarci per il  2009.
Continuiamo con sostenere  Giorgio in primis perchè la sua malattia e la sua nuova solitudine non può lasciarci insensibili cosi come continuiamo la raccolta  di abiti per i  refugees, a brev epoi metteremo in  cantiere nuovi progetti culturali e di sostegno.

Ci auguriamo buon fine  per tutt* ma un  2009 necessariamente migliore per tutt* i nostr* amic*, pe rl'umanità e per chi , purtroppo, ha  bisogno di noi.

El  Gato Obrero,  farà di tutto per regalare un sorriso a tutt* ma sopratutto la speranza di un  presente dignitoso e un  futuro migliore.

Come sempre  vi  lasciamo i nostri  dati per un  auspicabile contributo alle nostre  cause:

ccp n 83660159 intestato all'associazione EL GATO OBRERO 
 bonifici IBAN IT75 L076 0117 4000 0008 3660 159 
 conto paypal gatoobrero@yahoo.it 
Casuali: 
chi intende contribuire al sostegno a Giorgio che lotta quotidianamente contro la  SLA:
"per giorgio una mano di luce"
chi intende donare per  acquisto di beni prima necessità o biancheria intima  per i  refugeed
"solidarietà concreta per i refugees sardi"

oppure "sottoscrizione volontaria per associazione"

Vi ricordiamo che tutti i contributi volontari sono dichiarabili nelle vostre dichiarazioni dei redditi

concludiamo rinnovando a  voi tutti una serena  fine ed un  scintillante e luminoso 2009  nel segno della solidarietà concreta.

Cari  saluti 
ELEONORA
3397916117




martedì 23 dicembre 2008

Acquisto biancheria intima

Stamattina  abbiamo  acquistato 46  capi di biancheria intima  al 99centesimi di via Diego Contini di Oristano.
Abbiamo comprato:
-slip e boxer da uomo
-Calzettoni di cotone
-piccoli teli di spuga
-dentrifricio e spazzolini

Nei prossimi giorni  saranno consegnati ai nostri amici di Cagliari, i volontari di Sardegna Palestina ed altri che provvederanno alla consegna immediata ai profughi e richiedenti asilo

L'acquisto è stato possibile  grazie ai fondi ricevuti  dai  giovanessimi  studenti  del  DE CASTRO

lunedì 22 dicembre 2008

questo mese ringraziamo....

questo mese ringraziamo per donazioni di  abiti:
Stefano, giovane militante dei GC
Romina, del  supermarket DICO di via  Canepa Oristano
Alberto nostro sostenitore  già da un  anno

Contributi economici :
IVA e IVD del Liceo Ginnasio Salvatorangelo De Castro di Oristano

a  breve  pubblichere  l'acquisto  fatto con il contributo economico dei giovani studenti  del Decastro.
Per ora pensiamo saranno boxer e slip per i richiedenti asilo

giovedì 18 dicembre 2008

GRAZIE

Questo  anno, la FARMACIA MURA di ORTUERI e la POPOLAZIONE  DI ORTUERI  ci  hanno donato  15  kili di  farmaci tutti inviati  all'UMMI UNIONE MEDICA MISSIONARIA ITALIANA  che provvede  ad inviarli in luoghi  di guerre ed in ospedali e  centir medici in  AFRICA e zone  dove le medicine  servono. Appena ci  arriverà la lettera di ricevimento dlel'ultimo pacco inviato giusto ieri  la pubblicheremo.
Per ORA RINGRAZIAMO  tutti coloro  che  con la donazione di unamedicina non usata  contribuisco alla cura  di altre  persone

GRAZIE

venerdì 12 dicembre 2008

sempre sul CPA di ELMAS, uno punto di vista più concreto

pubblichiamo un pezzo tratto dal Manifesto, preso però dallo spazio web di MELTING POT

Oltre alle cronache regionali è sempre meglio avere un sguardo più completo, soprattutto qualcuno si ricorda dei tanti volontati operosi e assai preparati, come PETRA, che ci da un visione completa su i TANTO PERICOLOSI "OSPITI" del CPA


L’inferno di Elmas in Sardegna, il Cpt della rabbia
di Costantino Cossu
da Il Manifesto 11 dicembre 2008
Lo chiamano centro di accoglienza, ma è peggio di una prigione. Chiuso nella zona militare dell’aeroporto, circondato da filo spinato e militari armati, il centro è sovraffollato. All’interno sbarre e il rischio costante di rivolte
Si chiama Ilyes Fanit. Poco meno di tre mesi fa, la mattina del 25 settembre, è stato messo su aereo che lo ha riportato a casa, in Algeria. Il giorno prima, il 24, davanti a una macchinetta automatica del caffé del centro di prima accoglienza di Elmas, aveva preso a spintoni un poliziotto, dato testate contro la porta dell’infermeria e poi dell’ufficio della polizia scientifica. Le due porte sono state quasi sfondate, Ilyes s’è fatto parecchi lividi. In questura, in cella in attesa del rito direttissimo, ha trovato il modo di ferirsi all’addome. Ha 21 anni, Ilyes, ed è stato condannato a 6 mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.Reati contestati: resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Nella notte tra mercoledì 17 e giovedì 18 settembre c’era anche lui tra gli ottantasette algerini che hanno distrutto mensa, telecamere, porte e uffici del centro in una rivolta improvvisa e violenta. Secondo la questura di Cagliari, la scintilla è scoppiata dopo un battibecco con gli ospiti somali del Cpa: loro liberi di entrare e uscire perché hanno chiesto asilo politico.Clandestini irregolari in attesa di trasferimento nei centri della penisola e «asilanti» s’incontrano solo alla mensa e sempre sotto l’occhio del personale di sorveglianza. La notte della rivolta alcuni somali erano rientrati più tardi e avevano trovato gli algerini in mensa (dopo il tramonto per via del digiuno religioso).Gli ultimi due piani del centro sono stati devastati. Sono volate le porte, le finestre, sono stati divelti i sanitari, distrutte le telecamere del controllo a circuito chiuso. Gli scontri sono durati sino all’alba e nessun osservatore esterno ha potuto verificare come siano andate realmente le cose. Pochi giorni dopo, Ilyes non ha litigato con i somali. Si è infuriato quando un poliziotto, vedendolo al centro della sala, gli ha detto di andare nella parte riservata ai clandestini irregolari.Ma le cause vere della rivolta sono altre. Il Cpa è sovraffollato e viverci è un inferno.Il centro di Elmas è stato aperto nel giugno di quest’anno. Serve principalmente a raccogliere i migranti che sempre più numerosi approdano su barche di fortuna sulle coste meridionali della Sardegna. Arrivano soprattutto dall’Algeria. Nel 2007 ne sono sbarcati circa 1800. Per quest’anno non ci sono ancora cifre definitive, ma pare che gli arrivi siano più o meno duemila. La gestione del Cpa è stata affidata a Connecting People tramite il Consorzio Solidarietà di Cagliari, che deve garantire i pasti, le pulizie, l’assistenza sanitaria, la presenza di mediatori culturali. Per la sorveglianza sono impiegati venti poliziotti e altrettanti carabinieri. Dopo la rivolta sono arrivati anche i fanti della Brigata Sassari, truppe scelte già impiegate in Iraq e in Afghanistan.Le condizioni di vita di chi sta dentro il centro non sono molto diverse da quelle di un carcere. In più molti dei reclusi sono in attesa di capire se avranno diritto all’asilo politico o se saranno costretti al rimpatrio. «Il problema vero - dicono i militanti del Comitato antirazzista nato a Cagliati per difendere i diritti civili dei migranti - è l’aumento dei tempi di permanenza nei centri di identificazione, dovuto alla nuova normativa per gli rifugiato o di protezione umanitaria. Non sapevano dove andare. Pochi quelli che parlavano l’inglese o l’italiano e nessuno conosceva la Sardegna. Sinora solo una comunità francescana ha offerto venti posti letto, largamente insufficienti per il bisogno che cresce».«Sono - aggiunge Petra - cittadini somali che fuggono da una situazione di guerra di fatto, che vede gran parte del territorio controllata dalle corti islamiche. Oppure eritrei oppositori di un regime che ha assunto i tratti di una dittatura sanguinaria. Tra di loro diversi intellettuali: scrittori, giornalisti, poeti». Gente che non è sbarcata direttamente sulle coste della Sardegna. Per fuggire hanno affrontato un viaggio agghiacciante. A piedi attraverso il deserto del Sudan settentrionale per raggiungere la Libia, la lotta disperata contro la fame, la sete e la fatica, i compagni di viaggio che non ce l’hanno fatta abbandonati, cadaveri, sulla sabbia. Dopo un un periodo non facile trascorso in Libia, in un campo profughi, la traversata via mare su barche scassate sino a Lampedusa. Qui, prima schedati come clandestini e poi smistati ad Elmas, in attesa che la domanda di asilo fosse esaminata. Quando la questura di Cagliari ha aperto i cancelli del centro ai cronisti per fare un po’ di pubbliche relazioni, i fuggiaschi hanno raccontato le loro storie. Alcuni hanno pagato mille e cinquecento dollari per attraversare il deserto e raggiungere Lampedusa, viaggiando per quasi cinque mesi e lasciando la famiglia in patria, con la speranza di trovare in Italia scampo alle persecuzioni e un lavoro. Altri hanno speso duecento dollari per un passaggio in auto dalla Somalia alla Libia, per poi affrontare la traversata fino a Lampedusa con altre centinaia in fuga dalla guerra o dalla povertà.Tutti, davanti ai taccuini dei giornalisti, hanno parlato dell’Italia come di un Paese di pace, accogliente, dove realizzare il sogno di studiare, lavorare, vivere liberi e sicuri. Erano le prime settimane di permanenza nel centro.Poi le cose sono cambiate. Oggi il futuro fa solo paura.

ancora notizie vergognose sulla questione del CPA

Margherita Boniver: «Capiamo le preoccupazioni del prefetto e sosteniamo la sua azione» Centro di accoglienza, arriva la commissioneIntervento del Parlamento dopo la nuova rivolta di mercoledì mattinaVenerdì 12 dicembre 2008
Intanto ieri mattina un ragazzo algerino, nel tentativo di scappare dal Cpa, è caduto da un'altezza di 4 metri e si è fratturato un braccio. Vedi le altre foto I l comitato parlamentare che si occupa del controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen e della vigilanza in materia di emigrazione sarà presto a Cagliari. Messa sul chi vive dai lanci di agenzia che hanno fatto rimbalzare nella Penisola l'eco della manifestazione dei rifugiati politici davanti alla Prefettura e dei disordini nel Cpa di Elmas, la presidente Margherita Boniver ha deciso per un anticipo della visita in Sardegna, già programmata per i primi mesi del prossimo anno. Nel frattempo assicura sostegno dell'organismo parlamentare alle iniziative del Prefetto di Cagliari e una costante attenzione sui problemi che dovessero essere portati all'attenzione del Parlamento.LA VISITA «Sono a conoscenza dei problemi che con periodicità si stanno verificando nel centro di prima accoglienza di Cagliari e ho deciso di proporre un anticipo della nostra visita in Sardegna - dice la parlamentare del Pdl, con un passato di viceministro degli Esteri - abbiamo già visitato i centri di Lampedusa e Gradisca d'Isonzo, ricavando le prime impressioni sulla difficoltà che c'è nel gestire strutture di questo tipo». L'ALLARME In attesa di prendere in mano la pratica Elmas, ai vertici del comitato parlamentare non sfugge la serietà dell'allarme lanciato dal prefetto di Cagliari Salvatore Gullotta, che ha parlato di una strategia nazionale della tensione in merito ai disordini avvenuti in diversi centri di accoglienza anche nella Penisola: «Non abbiamo fin qui affrontato la questione ma mi fido molto delle parole del dottor Gullotta - dice il presidente Boniver - il suo è un osservatorio privilegiato e le sue parole sono quelle che ci danno un motivo in più per approfondire il problema».
LA DIFFICOLTÀ Una risposta interlocutoria che è solo il preludio a una considerazione più amara che preoccupata: «La verità è che governare l'immigrazione è già di per sé un compito difficilissimo. Contrastare e sopportare quella clandestina è diabolico, fare le espulsioni è quasi una missione impossibile - ammette - non dico che siamo impotenti ma la situazione è estremamente grave, delicata e difficilissima. Perché dobbiamo ricordare il dato che il ministro Maroni ha comunicato alla Camera e che riguarda anche il sud della Sardegna: c'è stato un incremento del 60 per cento degli arrivi. La situazione va gestita con serietà, umanità e fermezza, senza scordare che i nostri interlocutori, ancorché spesso protagonisti di comportamenti al di fuori della legge, vanno trattati con il rispetto dovuto agli esseri umani». IL FUTURO Nessun ripensamento nella politica avviata dal governo: «Anche se i costi stanno salendo in maniera esponenziale - aggiunge la presidente - non possiamo tornare indietro: accoglienza, identificazione e, quando necessario, espulsione dal suolo nazionale». Chiusura riservata alle tensioni che stanno attraversando, anche a Cagliari, l'universo degli extracomunitari che hanno ottenuto lo status di rifugiato politico: «Ne abbiamo riconosciuto la necessità di asilo ma non possiamo anche farci carico di una sistemazione a tempo indeterminato o di trovare un lavoro - conclude - è invece possibile anche in Sardegna favorire l'intervento di Ong o associazioni di volontariato che possono fornire aiuto immediato». L'INCIDENTE Intanto ieri c'è stato un nuovo tentativo di fuga dal Cpa di Elmas. Un algerino si è lanciato da una finestra e, dopo un volo di 4 metri, si è schiantato al suolo procurandosi varie lesioni e una frattura al braccio. L'uomo è stato immediatamente bloccato e soccorso. A conferma della tensione che si vive in questi giorni, gli immigrati rinchiusi hanno lanciato vari oggetti contro l'ambulanza intervenuta per soccorrere il ferito.---------------------------------------------
Al via l'esodo La Caritas paga il biglietto a 100 rifugiatiVenerdì 12 dicembre 2008S i avviano a soluzione i problemi sollevati dai cittadini extracomunitari ai quali è stato riconosciuto lo status di rifugiati politici. Grazie a un intervento economico della Caritas, sollecitato dal Comune di Cagliari, un primo gruppo di 48 stranieri si è imbarcato ieri sera alla volta di Civitavecchia e una cinquantina si prepara a farlo oggi. «La procedura prevede che la Questura rilasci i documenti di viaggio (con i costi coperti dall'associazione umanitaria) e poi si possano staccare i biglietti per la traversata in nave e per eventuali trasferimenti in treno verso il nord della Penisola», sottolinea Ada Lai, dirigente comunale dell'area per i servizi al cittadino, «tutti i rifugiati presenti a Cagliari continuavano a invocare questa soluzione, perché la loro meta finale non era certo la Sardegna». Nei giorni scorsi i rifugiati politici, nella quasi totalità eritrei e somali, avevano anche inscenato una manifestazione di protesta davanti alla Prefettura, denunciando la loro situazione di disagio e indigenza.LA PROTESTA Intanto il sindacato di Polizia Siulp ribadisce le sue proteste sulle condizioni nelle quali sono costretti a lavorare gli agenti in servizio nel centro di prima accoglienza: «Bisogna squarciare un velo di ipocrisia: la situazione è ormai insostenibile, sia dal punto di vista dell'ordine pubblico che dell'agibilità del Cpa di Elmas - dice Salvatore Deidda, segretario provinciale del Siulp - e le autorità preposte sembrano essere le uniche a non accorgersi del fatto che l'atmosfera che si respira in quella struttura è pesantissima». COME IN UN CARCERE Deidda non vuole alzare i toni ma è fermissimo nel ribadire che il sindacato degli agenti di Polizia si batterà per ribadire la necessità di chiudere o spostare il centro: «Condividiamo l'affermazione del prefetto Gullotta circa la necessità di sviluppare una cultura dell'accoglienza - ricorda - ma la filosofia che sta alla base del Cpa di Elmas è completamente sbagliata. Quello è praticamente un carcere, anche se lo si chiama con un altro nome. E i cosiddetti ospiti non hanno diritto nemmeno a un'ora d'aria, senza scordare tutte le altre costrizioni che devono subire. Devono essere messi in condizione di vivere in maniera decorosa ma non da rinchiusi».L'ALTERNATIVA Fa discutere anche l'affermazione a proposito dell'ineluttabilità della collocazione del centro a Elmas: «Non è vero che non esistano altre strutture - polemizza Deidda - penso, ad esempio, alle caserme dismesse dell'Esercito. A Cagliari c'è quella di Calamosca, che è facilmente controllabile dal personale preposto alla vigilanza. Anche se resto convinto che la dislocazione naturale del Cpa sarebbe nel centro Sardegna, lontano dalle coste e dai grossi nuclei abitati». ( a. mur. )

giovedì 11 dicembre 2008

dal CPA di CAGLIARI

Pezzi tratti da l'UNIONE SARDA.

La situazione al CPA di Cagliari è ridicola!

Pochi migranti spaventano un città, un aereoporto viene chiuso per qualche ora....
Ma.... ci sono le SPLENDIDE cooperative che gestiscono il tutto .....
E i volontari? e i comitati? e chi aiuta concretamente questi uomini??
INVISIBILI!

Forse meglio invisibili e costruttiti che... a fare i becchini dietro grandi tragedie umane


Vola qualche colpo di manganello durante una manifestazione non autorizzata. La polizia: «Il prefetto non vi può aiutare» Prefettura, scontri tra rifugiati e agenti«Chiediamo un lavoro o un biglietto aereo per andare via»Mercoledì 10 dicembre 2008Invitati a sgomberare, hanno fatto resistenza e la polizia è passata dagli avvertimenti ai fatti, con lo sgombero forzato.S i sono presentati in quaranta, hanno occupato l'atrio della prefettura e chiesto di essere ricevuti dal rappresentante del governo. A quel punto, i rifugiati politici africani che ieri hanno dato vita a una manifestazione non autorizzata davanti alla sede di piazza Palazzo, al centro della città, sono stati invitati dalla polizia a sgomberare l'edificio. Ma non hanno indietreggiato di un millimetro e, dopo un muro contro muro durato alcuni istanti, gli agenti li hanno spinti verso l'uscita. Hanno fatto resistenza e la polizia, dietro l'ordine del vicequestore vicario Giuseppe Gargiulo, è passata dagli avvertimenti ai fatti, con lo sgombero forzato da «un luogo istituzionale che è stato erroneamente scelto come obiettivo», dirà più tardi lo stesso vicequestore vicario. È volato qualche colpo di manganello, alcuni attivisti sono stati travolti e alla fine, cinque persone, tra cui due poliziotti e una manifestante (alcuni giovani del Social forum si sono presentati in piazza Palazzo) colpita a un braccio, sono rimaste contuse. Anche il fotografo de L'Unione Sarda, che si trovava davanti alla portineria, spinto da un agente, che poco dopo si è scusato, ha riportato una distorsione alla caviglia. L'INVITO AD ANDARE VIA «Non potete restare qua dentro, la vostra questione non può essere risolta dal prefetto», scandisce a più riprese Gargiulo ai manifestanti, prima di dare l'ordine di sgombero. «Ho parlato con lui un attimo fa, non può aiutarvi». Alla richiesta dei rifugiati, che provengono dalla Costa d'Avorio, Ghana, Togo, Benin, dà voce Iossouf Watara, ivoriano, che estrae da una tasca il suo documento, e grida: «Vogliamo essere messi nelle condizioni di trovare un lavoro o, al limite, di poter andare a Roma o Milano. Ci serve solo un biglietto aereo». L'INIZIO DEI PROBLEMI Il loro problema ha inizio paradossalmente con il riconoscimento dello status di asilo politico. Al gruppo di immigrati, che dal mese di giugno era ospitato all'interno del Cpa, il centro di prima accoglienza che si trova a Elmas, e dell'Hotel Setar, la condizione di rifugiati è stata riconosciuta pochissimo tempo fa. Dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno hanno dovuto lasciare le strutture (dove, lamentano gli attivisti, esplodono periodicamente epidemie di scabbia) come prevede la legge. «Si sono però ritrovati in strada, senza un soldo in tasca», racconta Massimo Pitzalis, uno dei numerosi attivisti presenti alla manifestazione. «Alcuni sono riusciti a contattare qualche conoscente e si sono fatti inviare i soldi per i biglietti. Tantissimi, invece, non sanno dove sbattere la testa». Come Idrissa Traore, ivoriano, che da una settimana non sa dove andare: «Sto trascorrendo la notte in piazza Matteotti. Sarebbe sufficiente per me arrivare a Milano o a Venezia». IN ITALIA DA SEI MESI La loro permanenza in Italia è iniziata, appunto sei mesi fa, a Lampedusa. Da lì sono stati dirottati al Cpa di Elmas. Dopo la richiesta di asilo politico la Commissione del Ministero ha avviato gli accertamenti per il riconoscimento dello status. «Una volta che la procedura è giunta a conclusione spetta a loro organizzarsi, non ci si può fare carico delle loro esigenze», spiega Gargiulo. «Comprendiamo il loro disagio: non sanno parlare l'italiano e si ritrovano senza soldi. Ma la possibilità di ricevere accoglienza è valida solo nella fase precedente al riconoscimento, poi devono diventare autonomi».

Il consigliere regionale Caligaris chiama GullottaMercoledì 10 dicembre 2008«La grave situazione di una trentina di giovani della Costa d'Avorio che, ottenuto lo status di rifugiati politici, sono rimasti privi di qualsiasi assistenza, è sfociata in momenti di forte tensione. Una situazione spiacevole che non deve ripetersi». Lo afferma la consigliera regionale socialista Maria Grazia Caligaris (Ps), componente della Commissione Diritti Civili, che ha avuto un colloquio con il Prefetto di Cagliari Salvatore Gullotta, al quale ha rappresentato la necessità che i giovani, «senza soldi, senza un alloggio e senza biglietto della nave per raggiungere la penisola, trovassero una temporanea sistemazione non potendo rientrare nei luoghi di accoglienza dove stavano in attesa del certificato di rifugiati politici. È palese la contraddizione che le istituzioni, governo, regione ed enti locali, devono superare», ha sottolineato Caligaris, «e non è sufficiente rilasciare i documenti attestanti lo status di rifugiato e poi abbandonare le persone in mezzo a una strada». ---------------------------------------------------------------------------------------------------------In 44 devastano il primo piano del Cpa di Elmas. Danni per migliaia di euro, lievemente ferito un agente di polizia Centro di accoglienza, prove di fugaRivolta degli algerini: uno scappa ma viene ripresoGiovedì 11 dicembre 2008Dopo aver devastato camere e bagni i rivoltosi nordafricani hanno lanciato materassi, suppellettili, rubinetti e pezzi di maiolica.Q uarantaquattro algerini pronti a tutto, armati della loro disperazione e animati da furia devastatrice, hanno inscenato una nuova nottata di guerriglia nel Centro accoglienza stranieri di Elmas. Bilancio (provvisorio): un agente lievemente ferito, danni per svariate migliaia di euro e un clandestino in fuga senza documenti né soldi, rintracciato poi nel primo pomeriggio. Si tratta dell'ennesima rivolta avvenuta dal mese di giugno, quando la struttura è stata inaugurata.L'ASSALTO Hanno atteso che fosse notte inoltrata, confidando in un naturale rilassamento del personale preposto al controllo. Poi hanno rotto gli indugi e cercato di scappar via, in massa, dal centro di accoglienza stranieri da qualche mese ospitato in una palazzina dell'aeroporto militare di Elmas. La pronta reazione della vigilanza interforze di polizia e carabinieri alla fine ha represso il loro tentativo, anche se uno degli ospiti del Cpa è riuscito per qualche ora a sfuggire alle maglie della rete dei controlli di polizia. Erano quasi le 3.30 quando 44 algerini, sbarcati sulle coste meridionali sarde un mesetto fa, hanno scatenato l'inferno: dopo una notte di discussione e ripensamenti il "branco" ha deciso che fosse arrivata l'ora di provare ad abbandonare la sistemazione al primo piano del centro di accoglienza, l'unico rimasto agibile dopo che le devastazioni di settembre avevano reso impraticabile quello superiore. LA VIOLENZA Resasi conto della impossibilità di sfuggire alla vigilanza delle forze dell'ordine in quel momento in servizio, l'avanguardia del gruppo in fuga ha deciso di buttarla in rissa: una decina di algerini ha iniziato a lanciare scarpe, bottiglie, suppellettili recuperate nelle camere, persino maiolica e rubinetti smontati da bagni, senza trascurare di danneggiare pesantemente gli infissi. Un agente è rimasto leggermente ferito dal lancio di una sbarra di ferro: se la caverà con un paio di giorni di cure. Il peggio è passato verso le 5, quando la rivolta è stata sedata.LA FUGA L'allarme è scattato quando l'appello nominativo ha rivelato l'assenza di un algerino di 25 anni. Approfittando della confusione, infatti, il giovane è riuscito ad allontanarsi e a far perdere le proprie tracce. Immediate sono scattate le ricerche sia nell'attiguo aeroporto civile che in tutta la zona. Contestualmente la segnalazione è rimbalzata nelle caserme e nei commissariati di tutta la provincia, unitamente a una foto e a una descrizione del giovane nordafricano in fuga. Nel primo pomeriggio le ricerche hanno dato esito positivo: il ragazzo, infreddolito e spaesato, è stato rintracciato non lontano dalla zona aeroportuale, ai margini di una strada trafficata.IL CENTRO Il primo sopralluogo effettuato ieri mattina dai tecnici ha decretato l'impraticabilità di una parte del piano messo a soqquadro nella notte. Questo comporta un aggravio di difficoltà per i sessanta stranieri irregolari attualmente ospitati nella struttura, costretti a vivere in spazi ristretti e resi precari dalle devastazioni.L'INTERROGAZIONE Della questione immigrati si è parlato ieri sera anche in Consiglio comunale: il rappresentante di Forza Italia Maurizio Porcelli ha presentato un'interrogazione nella quale chiede di utilizzare i fondi attualmente destinati ai buoni-pasto destinati agli immigrati per noleggiare una nave e riportare i clandestini nei loro paesi di origine.ANTHONY MURONI
prefetto «Le tensioni? C'è una strategia nazionale»Giovedì 11 dicembre 2008le altre foto I l prefetto Salvatore Gullotta ne è convinto: «Ormai è accertato: c'è una strategia nazionale da parte degli irregolari algerini. Organizzano rivolte, manifestazioni o scontri quasi in contemporanea per chiarire che non sono d'accordo con la nostra strategia dell'accoglienza. Si sentono quasi prigionieri, anche se le strutture sono di assoluto livello. Vorrebbero essere liberi di circolare, non capiscono questa costrizione. Ma sbagliano, perché le procedure sono chiare e vanno rispettate». Dopo gli scontri di martedì davanti alla Prefettura ribadisce che occorre calma nella gestione del problema: «Il giorno prima hanno protestato i rifugiati, ieri gli irregolari. Ma noi abbiamo risposte per ognuno di loro». Seduto nel suo ufficio ampio e spartano, sprovvisto di personal computer, con accanto il viceprefetto Corda e il dirigente Leo, il dottor Gullotta è fermissimo sulle sue posizioni: «Non ci sono alternative a questa organizzazione dell'accoglienza». Il suo è un approccio politically-correct, quasi britannico nonostante i natali siciliani: «Mai parlare di clandestini, io li definisco semplicemente irregolari»Non è che ci sia un disagio non più sostenibile?«Sinceramente mi sembra una forzatura. Ho già detto che credo dietro questi episodi ci sia una strategia precisa. Ma bisognerebbe mettere in rilievo che dal 2006 gestiamo l'arrivo di circa 2 mila irregolari all'anno. Eppure nessun impatto c'è stato nei confronti dei cittadini».Vuol far notare che sono state evitate le guerre tra poveri?«Non userei questa definizione ma il senso è quello. Abbiamo usato il massimo del riguardo nei confronti degli extracomunitari, offrendo loro un tetto sulla testa e un pasto caldo ma non per questo abbiamo danneggiato i nostri concittadini. Chi critica la politica dell'accoglienza su questo dovrebbe interrogarsi».Cosa risponde a chi sostiene che quella dell'aeroporto non è l'ubicazione migliore per il Cpa?«Che si tratta di critiche poco costruttive. Qualcuno scorda i nostri sforzi per reperire una struttura che ci consentisse di ospitare in un contesto di umanità tutte le persone che arrivano in maniera irregolare nella nostra isola. E poi, ci sono strutture alternative? Se esistono sono pronto a prenderle in considerazione».C'è chi parla di spazi sempre più esigui al Cpa. Qual è la situazione?«È sotto controllo. I 60 ospiti hanno tutti a disposizione camere e servizi regolari. E siamo pronti a far partire i lavori per la ristrutturazione del secondo piano, devastato qualche mese fa».Cosa si può fare per mettere fine alle rivolte?«Occorre sforzarsi di far capire ai ragazzi ospitati nel Cpa che non ci sono alternative alla loro condizione. E uguale sforzo dovremmo farlo noi. La legislazione è questa e dobbiamo sforzarci di rendere la presenza di questi irregolari la più compatibile possibile con condizioni di umanità. E noi non ci tireremo indietro».Crede che si possa fare di più?«Ne sono assolutamente convinto. Penso, ad esempio, all'impegno promesso e mai attuato dagli enti locali a proposito dei centri di seconda accoglienza. Regione, Province e Comuni devono rendersi conto che occorre investire in integrazione. Quando qualcuno degli irregolari ottiene lo status di rifugiato politico si trova disorientato, non sa dove sbattere la testa».
-------------------------------L a procedura per l'identificazione e la sistemazione dei clandestini che sbarcano sulle coste isolane è quella standard, prevista dalla legge Bossi-Fini. Una volta individuati sul territorio nazionale gli immigrati non in regola vengono sottoposti al controllo fotodattiloscopico. In sostanza foto segnaletica e impronte digitali da rilevare in Questura, anche se a Cagliari queste operazioni vengono effettuate in una stanza appositamente ricavata all'interno del centro di accoglienza di Elmas. I risultati dei rilievi vengono poi inseriti nella banca dati nazionale Afis per accertare se qualcuno dei clandestini sia già stato segnalato in precedenza sul suolo nazionale. Ultimata questa fase gli extracomunitari vengono sottoposti a un primo screening sanitario e poi trasferiti nel centro di accoglienza, in attesa di un riconoscimento da parte delle autorità nazionali o (più spesso) di un rimpatrio. A questo proposito recentamente la legge ha introdotto il reato di "reingresso e presenza": lo commette un clandestino che, dopo essere stato destinatario di un foglio di via, viene nuovamente sorpreso sul territorio nazionale. Se la permanenza in sé non costituisce reato, lo stesso viene consumato con il ritorno in Italia dopo aver subito un provvedimento di espulsione.IL CENTRO DI ELMAS A giugno, quando il centro di accoglienza di Elmas è diventato operativo, la struttura si presentava come una di quelle più all'avanguardia in Italia: assicurava posti-letto confortevoli, mensa, attività di mediazione culturale e interpreti, oltre che attività di svago e possibilità di comunicazione all'estero attraverso schede telefoniche fornite dal consorzio. Ottimi propositi spesso rimasti solo sulla carta, visto che già da luglio della struttura linda e accogliente è rimasto solo un ricordo. Le periodiche devastazioni e il successivo scetticismo espresso da alcuni dei sindacati delle forze delle ordine hanno sin da subito fatto capire che permanenza dei clandestini e convivenza con il personale preposto al controllo sarebbero state difficili. LA GESTIONE A gestire il centro di Elmas è il Consorzio solidarietà guidato da Carlo Tedde: si tratta di un'organizzazione che raccoglie diverse cooperative sociali della provincia, per le quali lavorano quasi seicento persone.Lo Stato corrisponde al Consorzio circa trenta euro al giorno per ogni ospite del centro, più una cifra che oscilla tra i 15 e i 25 euro (sempre pro capite) per le spese mediche. Nella tariffa fissa sono compresi colazione, pranzo, cena, pulizia, lenzuola, coperte, assistenti sociali, psicologi e mediatori. A lavorare nella struttura sono una trentina di ragazzi cagliaritani, assunti con regolare contratto. ( a. mur. )