martedì 2 marzo 2010

IO AMO LA SCUOLA PUBBLICA





Manifestazione dal basso in difesa della scuola pubblica. Il 13 marzo in tutte le principali piazze d'Italia.


La "riforma scolastica" attuale si è esplicata solo in un enorme taglio nei confronti dell'Istruzione nazionale. I negativi dati dei livelli di apprendimento dei nostri alunni, e le cifre della dispersione scolastica, indicano l'esigenza di una vera riforma della scuola italiana. Da anni il sistema va avanti con circa un sesto degli insegnanti assunti a tempo determinato, per risparmiare sulle stabilizzazioni di questi lavoratori, e sicuramente questo non giova alla qualità dell'istruzione. Il numero massimo degli alunni per classe è stato portato alla incredibile cifra di 30 e l'eliminazione delle ore a disposizione nelle scuole medie, senza prevedere tutte le concrete utilizzazioni degli insegnanti durante il corso dell'anno scolastico, ha generato perdite di ore che in alcune scuole si sono attestate, solo per il primo quadrimestre, al 5% del totale. La classe docente italiana è la più anziana d'Europa, serve un ricambio, e invece viene innalzata l'età minima e massima del pensionamento e si ledono i diritti delle centinaia di migliaia di docenti precari, vincitori di concorso e scuole di specializzazione, formati dallo stesso Stato, e da anni lavoratori "precari" del sistema. Le riduzioni delle ore di cattedre e la scomparsa di alcune materie, poi, per il prossimo anno, nelle scuole superiori, porteranno alla perdita di posti di lavoro anche fra i docenti di ruolo, di ogni ordine e grado di scuola. I dati di Bankitalia,http://www.insardegna.eu/rubriche/segnalazioni/bankitalia-meglio-investire-di-piu-nell-istruzione-che-in-infrastrutture/view infine, indicano come più soldi in istruzione possano migliorare le condizioni socio-economiche del Paese, ben più che l'investimento in infrastrutture. I soldi per l'istruzione esistono e gli sprechi nazionali e locali sono lampanti e tangibili ogni giorno. L'Italia possiede il maggior numero di beni considerati patrimonio dell'umanità, una enorme ricchezza data dalle piccole realtà locali e una volta era la meta per i tour della cultura degli studenti europei. Difendiamo l'istruzione pubblica per il futuro immediato di tutti. Scendiamo in piazza il 13 marzo, insieme, genitori, studenti, insegnanti, lavoratori Ata, professori universitari, ricercatori, sindacati, politici.
Tratto dallo spazio FB del CPS ORISTANO

lunedì 1 marzo 2010

Il mio primo marzo polemico .....

Primo marzo 2010 Sciopero dei migranti.

Scrivo queste poche righe, Primo Marzo nella giornata dello sciopero dei migranti, manifestazione ricca di contenuti, contenuti spesso sorvolati dai vari comitati locali.
Oggi io NON CI STO.
Con la mia coscienza, con la mia conoscenza fatta di anni di ascolto ed osservazione non posso partecipare con la mente e con il corpo al primo marzo oristanese.
Non posso portare il mio io a fianco di chi parla del tema solo in tali occasioni, non posso manifestare con chi sostiene che le giovani donne badanti si vergogni di manifestare, non posso far ingoiare alla mia coscienza un ulteriore negazione di mille e più quotidiani drammi.
Oggi io ricordo, ricordo quella notte di agosto in cui la piccola Dora veniva scaraventata da una casa dell’Oristano che conta e, all’una del mattino si trovava con la valigia (non di cartone) in una panchina non sapendo dove andare, una badante “licenziata” senza nessun reale motivo, “abbandonata” cosi come una busta di rifiuti.
Oggi io sto con le tante badanti che nella nostra città non sono assicurate e non hanno nessun tipo di contratto, sto con le lavoratrici del sesso, consapevoli di essere sfruttate dai tanti uomini che possono pagare una prestazione sessuale.
Sto con i muratori al nero, sto con chi lavora nei cantieri senza caschi ed elmetti per 20 euro al giorno, sto con chi raccoglie angurie e pomodori nei campi assolati per qualche spicciolo, sto con Mamud che passa le notti a vendere rose per le strade di Oristano.
Sto con i ragazzi senegalesi che in via Mazzini espongono carabattole e ci guadagnano qualche centesimo, sto con quei giovani senegalesi che ad ogni ora fanno la “processione” in via Marconi, carichi come muli, con borse e sacche piene di mille cose pronte ad essere sequestrate.
Sto con chi non nega e sa che i servi pastori vengono sfruttati e mal trattati nelle nostre campagne, sto con chi conosce le difficoltà per l’assunzione regolare di un migrante.
Sto con tutti quelli che non hanno le lacrime di coccodrillo ma con coscienza piangono quando un barcone attracca nelle spiagge italiane.
Sto con chi sa, sa che i “clandestini” in Sardegna vi sono e arrivano regolarmente nei locali porti.
Sto con chi sa e parla, sa e urla nel suo modo spesso non ascoltato volutamente o ingenuamente.
Sto con chi quotidianamente cerca di operare ai limiti della legalità
Oggi non posso stare al fianco di chi non capisce l’attuale situazione italiana, non si accorge che in Sardegna vi è un centro di identificazione, non posso stare con chi crede veramente che i migranti della nostra città preferiscano stare nascosti, perché so che non è così!
So che sensibilizzando e facendo conoscere il vero senso della protesta anche da noi ci sarebbe il giusto substrato, so anche che spesso i migranti trovano porte chiuse solo perché noi nativi non siamo in grado di saper dare loro un reale e concreto aiuto burocratico.
IO oggi non manifesto in pubblica piazza, non seguo i lavori culturali del comitato primo marzo, perché non ho l’abitudine di essere comunque e ovunque presente. Non ci sto perché non saprei stare zitta, vorrei denunciare lo squallore e l’ipocrisia di trattare un tale tema esclusivamente come un giorno per fare cultura di integrazione.
L’integrazione si pratica costantemente tutti i giorni, si pratica per strada tra la gente e nella gente, si pratica guardando in faccia chi prima di sorriderti deve riconoscere che non sei pronto a tradirlo, si pratica conoscendo la situazione reale delle nostre città e dei nostri paesi.
Oggi sto con chi lavora perché non sa che il primo marzo doveva essere un giorno simbolo, un giorno in cui tanti italiani avrebbero dovuto capire come si sta senza la badante che accudisce amorevolmente l’anziano, senza chi ti vende l’accendino al semaforo o sul marciapiede, senza chi pascola le tue pecore e munge le tue vacche.
Sto con quelli che pochi sanno ascoltare e nessuno pare vedere.

Oggi sto con gli invisibili, già tanto trasparenti che qualcuno però vuole rendere ancora più trasparenti....
E.C.