sabato 7 febbraio 2009

il nostro dire no alla violenza

fra qualche ora  il centro storico di Oristano sarà attraversata da una fiaccolata silenziosa per condannare la  barbara violenza che ha tolto la vita di un  giovane.
Noi, portiamo li alla fiaccolata i nostri corpi, la nostra fisicità, le nostre menti, per urlare un forte dissenso alla violenza.
Non vogliamo speculare sul dolore di una famiglia, non vogliamo  far di  fredrich un martire, ma vogliamo manifestare la nostra volontà di costruire un percorso diverso per un  presente dignitoso.
L'apice forse si è raggiunto con la morte del giovane, ma pensiamo al clima  violento che oramai si difonde e si respira sempre più.
Attentanti si susseguono nella nostra provincia,  intimidazioni che violano la privacy, atti che inducono a tacere, spari, incendi, bombe carta,  terrore disseminato qua e là.
Certo oggettivamente diversi dalla barbara uccisione, però tutti segni di un malessere che pervade.

Noi, oggi sfidiamo la pioggia in nome  della non  violenza, in nome  del diritto all'autodeterminazione, ma soprattuto per sperare che la cittadinanza non violenza, sia anche una cittadinanza che ripudia i non  valori, quali omertà,  mafia,  criminalità organizzata,  sfruttamento uomo  su uomo,.

Nelle nostre menti però  il pensiero indubbiamente correrà alla strumentalizzazione  del corpo di Eluana, e alla perdita di libertà e di diritti in atto in questa nostra povera patria, povera italia.

Noi oggi,  gridiamo no alla violenza, ma non basta essere in piazza,  sfilare, accendere fiaccole, deporre corone,  serve un piano oggettivo di risanamento sociale che imprescindibilmente passa dallo studio coerente ed analitico del disagio sociale difuso nella realtà giovanile,  un disagio che purtroppo fa parte costante del mondo globale e delle periferie urbane e suburbane, in questo contesto va inserito l'atto disumano che ha tolto la  vita al giovane corso....e da questo  atto  è necessario trarre insegnamento e non,  cercare di trovare un  facile nuovo bersaglio.

Noi sosteniamo che il gesto idegno non è certo proprio di chi vive fuori dalle mura di mariano IV , ma è un  gesto figlio del  disagio e del malessere sociale

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