Noi, portiamo li alla fiaccolata i nostri corpi, la nostra fisicità, le nostre menti, per urlare un forte dissenso alla violenza.
Non vogliamo speculare sul dolore di una famiglia, non vogliamo far di fredrich un martire, ma vogliamo manifestare la nostra volontà di costruire un percorso diverso per un presente dignitoso.
L'apice forse si è raggiunto con la morte del giovane, ma pensiamo al clima violento che oramai si difonde e si respira sempre più.
Attentanti si susseguono nella nostra provincia, intimidazioni che violano la privacy, atti che inducono a tacere, spari, incendi, bombe carta, terrore disseminato qua e là.
Certo oggettivamente diversi dalla barbara uccisione, però tutti segni di un malessere che pervade.
Noi, oggi sfidiamo la pioggia in nome della non violenza, in nome del diritto all'autodeterminazione, ma soprattuto per sperare che la cittadinanza non violenza, sia anche una cittadinanza che ripudia i non valori, quali omertà, mafia, criminalità organizzata, sfruttamento uomo su uomo,.
Nelle nostre menti però il pensiero indubbiamente correrà alla strumentalizzazione del corpo di Eluana, e alla perdita di libertà e di diritti in atto in questa nostra povera patria, povera italia.
Noi oggi, gridiamo no alla violenza, ma non basta essere in piazza, sfilare, accendere fiaccole, deporre corone, serve un piano oggettivo di risanamento sociale che imprescindibilmente passa dallo studio coerente ed analitico del disagio sociale difuso nella realtà giovanile, un disagio che purtroppo fa parte costante del mondo globale e delle periferie urbane e suburbane, in questo contesto va inserito l'atto disumano che ha tolto la vita al giovane corso....e da questo atto è necessario trarre insegnamento e non, cercare di trovare un facile nuovo bersaglio.
Noi sosteniamo che il gesto idegno non è certo proprio di chi vive fuori dalle mura di mariano IV , ma è un gesto figlio del disagio e del malessere sociale
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