sabato 3 maggio 2008

Apprendiamo dalle agenzie di stampa la tragica morte di Marco Pes, avvenuta nella casa circondariale di Piazza Mannu ad Oristano a causa di pestaggio avvenuto ieri in quel carcere.
Da anni, denunciamo con forza la situazione interna al carcere di Oristano, denunciamo la situazione igienico sanitaria ed architettonica di quella struttura di pena, una delle più fatiscenti ed arretrate di Italia, dove ancora esistono le bocche di lupo,denunciamo il fatto che in tale struttura vi sia da sempre un alto numero di detenuti tossicodipendenti che male vengono curati.
Qualche mese fa, un altro detenuto era morto in quel carcere, ma come poi è stato detto, l’altro detenuto si era tolto la vita da sé, poco contava la sua vita perché era appunto un tossicodipendente.
Invece Marco Pes, è morto a causa di un pestaggio ad opera di altri detenuti, ciò dimostra quanta incuranza e in quale stato di abbandono versino oggi uomini e donne nelle nostre carceri, con questo non colpevolizziamo i lavoratori delle strutture carcerarie ovvero gli addetti alla sorveglianza, ma siamo sicuri che una maggiore attenzione e forse una migliore formazione dei suddetti eviterebbe tali morti.
In carcere si entra per una rieducazione attraverso un metodo quello della pena, che al termine dello sconto, dovrebbe inserire il detenuto nella società con una competa rieducazione, ma dalle carceri bisognerebbe uscirne vivi con le proprie gambe, mani e testa, certo non un freddo corpo in una bara.
Le agenzie di stampa dicono che Pes sia stato picchiato a sangue e che soccorso sia stato portato prima all’ospedale San martino, di Oristano, poi al San Francesco di Nuoro, e che avendo dato gli accertamenti nessun esisto negativo, lo stesso sia stato ricondotto in carcere, nella notte però ha trovato la morte chiuso in una fredda e fetida cella di piazza Mannu.
Oggi il nostro partito senza la rappresentanza parlamentare è fortemente indebolito nel suo agire legislativo, però siamo certi che grazie all’aiuto di tutti i nostri rappresentanti locali e regionali qualcosa ancora possiamo contare nel costringere la nostra Repubblica dell’insensatezza dello sconto di una pena in strutture, luoghi non luoghi, simili ad un inferno terreno dove tanto accade all’interno e poco si sa all’esterno, con l’aiuto di tutte le donne e gli uomini della società civile e del terzo settore possiamo indubbiamente dare al giusta spinta per il cambiamento dello sconto delle pene e del sistema detentivo italiano.
Riteniamo assurda e tragica la morte del signor Marco Pes, che a 42 anni viene pestato a sangue all’interno di una struttura che comunque doveva anche e soprattutto tutelare la persona.
Oggi come ieri e come domani è dovere di tutti lottare affinché tali crimini non vengano tollerati da nessuno, con questo non difendiamo impunemente coloro che si trovano dentro le strutture detentive per scontare crimini o reati, bensì partiamo dal art 27 della nostra Costituzione La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Dunque l'esecuzione della pena detentiva deve essere organizzata in modo tale da non rappresentare, nelle sue modalità, un più grande castigo di quello che già si realizza per effetto della privazione della libertà e da consentire tutti quei trattamenti che appaiono più idonei al recupero sociale del condannato.
Con questo siamo ben consapevoli dell’assurda perdita subita dalla famiglia Pes, auspichiamo però che nessun altra morte accada nei carceri italiani e che essi tornino ad avere quello spirito umano e dignitoso auspicato dai firmatari della nostra Costituzione. Ribadiamo in oltre la necessità urgente di una particolare attenzione verso la casa circondariale di Oristano dove appena qualche mese fa altro giovane è deceduto e ribadiamo la nostra volontà politica e la necessità di fare di una casa circondariale che sorge al centro della città non un ulteriore non luogo , noto ai cittadini per la sua struttura visibile all’esterno, ma perché come ogni struttura che sta in una città diventi non solo un immobile dove all’interno delle sue celle sovraffollate si non vive, ma un ulteriore mondo, un pianeta da riscoprire e da rendere umano e pulsante come dignità umana e civile prevede.
Riteniamo necessario che le associazioni del terzo settore si autoconvochino al più prestoper definir euna linea chiara su come agire poichè è impossiile s enon impensabile ch eun esser eumano in una struttura pubblica trovi simile e vile morte


ELEONORA CASULA
segreteria regionale PRC SE
area diritti civili e migrazioni

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