sabato 21 giugno 2008

Intervento alla tavola rotonda sulle MINORANZE organizzata da TDM2000

"Minoranza etnica" ovvero "gruppo umano meno numeroso definito da una identità culturale propria che condivide un dato territorio con un altro gruppo umano più numeroso definito da un'altra identità culturale"
Una simile nozione implica la similitudine in seno ai gruppi e l'inferiorità di un gruppo rispetto ad un altro. Essa non contiene in se stessa, un significato cooperativo, ma segna la minoranza nella sua differenza.
Parlare in un territorio come quello sardo di minoranze etniche assume un significato del tutto particolare sia anche perché gli stessi abitanti dell’Isola tendono a voler essere riconosciuti minoranza etnica rispetto al popolo italiano e dunque rispetto all’identità nazionale stessa taluni dichiarano di poter vantare alcune peculiarità,
Se invece parliamo semplicemente del fattore migratorio possiamo dire che l'implementazione di una politica di migrazione, in base alla logica della minoranza etnica, implica che i gruppi umani presenti sul territorio siano definiti e trattati dalle autorità pubbliche in funzione della loro propria identità culturale.
La nozione di minoranza etnica contribuisce a rendere permanente le differenze dei gruppi umani ed è proprio per questo motivo che noi discordiamo da simile definizioni.
Se la diversità è elevata al rango di natura e se fonda l'azione pubblica e legislativa diventa una nozione perfettamente compatibile con la residenza permanente ma non lo è con la cittadinanza effettiva, né con la sensibilità delle culture, né con le caratteristiche individuali. E' una concezione dell'essenzialismo che può sfociare nella negazione dell'individuo, definito unicamente per la sua appartenenza comunitaria, la sua origine, la sua estraneità, così come nell'arroccamento dei riferimenti culturali e dei rapporti sociali dei gruppi di popolazione interessate.
Come associazione lavoriamo affinchè si eviti la divulgazione di tale idea poiché la riteniamo ingiusta e politicamente scorretta, oltremodo tendente a rimarcare le differenze insite tra i diversi gruppi omogenei e disomogenei dell’umanità presente nel suolo regionale.Riteniamo preferibile concepire la presenza delle popolazioni legate all'immigrazione sul territorio di accoglienza in altro modo ovvero allontanare con altrettanta forza la soppressione delle differenze nella società integrata così come la loro sovrapposizione nella società multiculturale. Uscire dalla concezione dell'essenzialismo a sostegno di un pensiero dialettico è indubbiamente necessario.
Per noi infatti le minoranze etniche e i gruppi minoritari sono il residuo di diversi e antecedenti assetti sociali ed occupano posizioni periferiche, a livello economico, sociale, culturale, politico e - sovente - anche geografico.
Nell’attuale contesto storico e sociale italiano sappiamo bene che le minoranze etniche propriamente definite sono quelle dei Ladini, degli Arbesh e dei Grichi, dunque le minoranze anche in Italia sono parte del popolo italiano stesso e esistono leggi nazionali e o regionali a tutela e sostegno di esso. Non sono dunque migranti o rom come invece spesso si vuole cercare di definire.
Per quanto riguarda poi le minoranze religiose possiamo asserire di ritenere che tutte le religioni siano nate in medioriente e tutte le grandi religioni del mondo sono antichissime, nessuna grande religione è nata in Europa o in America, ma durante i secoli hanno raggiunto i diversi territorio seguendo un flusso di alternanza, e sono la testimonianza della lotta spirituale dell’uomo
Ed ancora, se in realtà una sola religione fosse vera e tutte le altre fossero false, a quest’ora quell’una avrebbe abbracciato tutto i mondo. La storia ci dimostra che qualsiasi tentativo di condurre tutta l’umanità ad un unico modo di pensare sulle cose spirituali è stato un fallimento. Non è possibile ne desiderabile rendere tutti gli uomini conformi alle stesse idee.
Quando le religioni saranno tutte morte e non ci saranno più sette allora regnerà la pace perfetta e l’armonia della tomba, ma finchè l’umanità penserà le divisioni esisteranno sempre.
la diversità è segno di vita e deve esistere
Parlando invece di minoranza di genere tendiamo totalmente a respingere tale concetto in primis poiché esso va contro ogni norma giuridica e costituzionale ma soprattutto poiché non riteniamo reale l’esistenza di una supremazia di genere, le battaglie femministe degli anni 70 ci hanno insegnato e dovrebbero ave insegnato a tutti che un gruppo di soggetti con i loro corpi , menti, idee, dolori e sorrisi può e deve esprimere liberamente la propria sessualità senza ch e nessun altro essere umano possa tendenzialmente discriminarlo per appartenenza sexuale.
Tornando invece all’argomento che sicuramente deve essere maggiormente attualizzato
Le migrazioni in Italia sono un fenomeno strutturale, sino ad oggi però i fenomeni migratori sono stati trattati dal legislatore ed è della situazione dei migranti in Sardegna che si ritiene opportuno parlare, non perché qualche gruppo possa costituire minoranza etnica ma poiché i migranti in quanto tali sono minoranza rispetto ai nativi
Forse di questo sarebbe opportuno disquisire.Anche ieri sono morti 100 clandestini nel mediterraneo a poche miglia marittime anche dalla Sardegna, si dice provenissero dalla Libia. Bene, sicuramente è fondamentale che venga riconosciuto ad ogni uomo e ad ogni donna il diritto al movimento, pensiamo che le merci stesse hanno il diritto a spostarsi mentr a i corpi degli esseri umani sono oggetto di numerose e norme securitarie atte ad instaurare un nuovo clima xenofobo e massimamente restrittivo che nessuno sforzo di educazione informale può creare.
Il soggetto migrante è un essere umano come noi natativi e non esiste per noi nessuna necessità estrema di integrazione o di educazione interculturale poiché riteniamo necessario più che tutto che ogni essere umano è ricco di per sé ed in sé poiché riconosce la propria diversità e non la nasconde.
Certo il diritto in quanto norma, in sé edi per sé, se praticato, garantisce il rispetto della "diversità", ma di per sé non favorisce il processo integrativo delle diverse culture.Il diritto riuscirebbe a garantire l'effettivo rispetto delle diversità culturali solo se la sua formulazione fosse il frutto di un processo integrativo già in atto, in cui tutte le parti in causa vengano considerate paritetiche, equivalenti. Il che, a tutt'oggi, non è. Se esistesse un processo di questo genere, il diritto perderebbe buona parte della sua ragion d'essere. Le diverse culture si garantirebbero il reciproco rispetto proprio perché si sentirebbero inscindibilmente unite. Il rispetto, in tal caso, non potrebbe mai essere formale, Quando non c'è rispetto, è perché manca la disponibilità all'integrazione, e quando manca tale disponibilità, non c'è diritto che possa favorirla. Per favorire l'integrazione occorre capire che la "diversità" non è una minaccia alla sicurezza, ma una ricchezza. Anzi qualcuno asserisce che l'identità si pone tanto più in essere quanto più si accetta la diversità.
Non esistono dunque differenze sulle diversità o perplessità su quale di essee debba essere accettata e quale no perché è dovere nostro fare sempre riferimento ai bisogni umani. L'identità e la diversità sono positive quando rispondono alle esigenze umane e fondamentali della vita.
Per rispondere a queste esigenze occorre non tanto il diritto quanto la disponibilità a considerare la propria identità strettamente correlata all'identità altrui. E questo non è un processo che avviene automaticamente, soprattutto perché da secoli siamo abituati a considerare la nostra civiltà come un modello paradigmatico per tutte le altre, ci vuole tempo e serve un percorso culturale plurimo già per ora iniziato e concretizzato da tutti coloro che oggi rappresentano i cosiddetti G2.

Cagliari sala del Consiglio, Palazzo Municipale, v. Roma
Giugno, 17

Eleonora

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