
mercoledì 31 dicembre 2008
El gato Obrero su La nuova Sardegna 30 dicembre 2008

martedì 30 dicembre 2008
da l'unione sarda di oggi
Una delle associazioni maggiormente rappresentative è la Caritas diocesana, ben radicata in città e in notevole espansione nel territorio provinciale. Nella sede diocesana di via Cagliari nei giorni di apertura (martedì e giovedì dalle 10 alle 12) è un viavai di persone che chiede aiuto. «È gente», dice la direttrice Giovanna Lai, «che ha difficoltà cibo procurarsi cibo e a vestirsi. Talvolta le situazioni sono stabilizzate e l'assistenza è continuativa. In altri casi, e sono in aumento, si tratta di donne separate che non ricevono l'assegno del coniuge per cui non potrebbero in altro modo soddisfare le esigenze primarie dei figli e proprie. Ma », aggiunge la direttrice della Caritas, «ci sono anche casi di difficoltà improvvise dovute a malattie ad altri eventi. Da noi c'è sempre qualcuno disposto ad ascoltare e a dare non solo solidarietà morale ma anche materiale offrendo generi alimentari e abbigliamento».
Difficile, per la Caritas di via Cagliari, stendere un bilancio «ma sicuramente abbiamo assistito continuativamente almeno 50 famiglie», dice la direttrice, «non solo della città, ma anche dei paesi ed extracomunitari ai quali destiniamo il frutto della generosità di commercianti e di privati cittadini».
Sul fronte della povertà in prima linea sono anche le socie del Volontariato Vincenziano. «Ci riuniamo una volta la settimana per esaminare le richieste di aiuto», dice la presidente Pasqualina Ghinami, «e ogni primo giovedì del mese le 22 volontarie distribuiscono a domicilio le sostanze di cui disponiamo, toccando con mano dure realtà spesso inimmaginabili. Quasi sempre viveri, indumenti in buono stato e coperte. Ma anche sostegno finanziario per la bolletta della corrente elettrica o per l'affitto. Assistiamo un centinaio di famiglie quasi tutte composte di due persone».
Diverso il campo d'azione dell'Unicef di cui è presidente Bianca Muscas. «Siamo costantemente impegnati nell'opera di sensibilizzazione che risulta particolarmente efficace con le pigotte. Nell'anno in corso le bambole di stoffa ci hanno consentito di incassare 10 mila euro (3 mila in più rispetto all'anno scorso) destinati alla vaccinazione di bambini del Terzo mondo. Poiché un ciclo dei 5 vaccini (antipolio, anti tbc, antipertosse, antimalaria e aids) costa 20 euro, con le offerte degli oristanesi sono stati salvati almeno 500 bambini».
L'Ail è invece impegnata contro le leucemie i linfomi e il mieloma. In città e provincia anche quest'anno ha attuato due iniziative: la vendita delle uova pasquali e delle stelle di Natale. Il ricavato viene utilizzato, tra l'altro, per la ricerca scientifica, l'assistenza ai pazienti e ai loro familiari e per la realizzazione di “case alloggio” nelle vicinanze dei centri ematologici in cui vengono trattati i pazienti. Meno nota ma molto attiva anche l' associazione “El gato obrero” guidata da Eleonora Casula nel 2008 ha prestato «sostegno economico e morale ad Anna e Giorgio (lei morta poi per tumore al pancreas) e lui malato di sla. Inoltre ha assistito i bimbi rom di Terralba, minori di famiglie in difficoltà economiche, rifugiati politici e profughi di Cagliari». Ha inoltre realizzato diverse iniziative culturali anche nelle scuole affrontando i temi delle migrazioni e dello sfruttamento della donna.
EMILIO FIRINU
lunedì 29 dicembre 2008
Cagliari 30 dicembre 200: sit in a sostegno del popolo palestinese
Cagliari, Martedì 30 Dicembre
ore 18:00 Piazza Costituzione
Sit-in a sostegno del popolo palestinese
contro il massacro di Gaza e il terrorismo di stato israeliano.
Per adesioni lasciare un post sul sito: www.sardegnapalestina.org
CONTRO LA PULIZIA ETNICA E IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANO
FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA!
E’ partito sabato mattina l’attacco dell’esercito di occupazione israeliano sulla inerme popolazione civile palestinese già stremata da un lungo embargo che ha reso insufficienti e privi di strumenti adeguati gli ospedali della Striscia di Gaza. A poche ore dai primi raid aerei israeliani sulla Striscia si contano già 155 morti e 270 feriti gravissimi, un bilancio destinato purtroppo a crescere. Tra le vittime, dicono i mezzi d’informazione ufficiale, tante donne e tanti bambini, i cui corpi stanno arrivando a brandelli negli ospedali; secondo le fonti sanitarie di Gaza occorrerà trasferire i feriti più gravi in Egitto e non c’è un sufficiente numero di elicotteri per trasportarli.
I morti e i feriti di Gaza sono l’ennesima testimonianza della pulizia etnica che lo Stato israeliano da 60 anni sta portando avanti attraverso una guerra di occupazione, di apartheid, di violenza militare sull’intera popolazione palestinese. Il pretesto dell’attacco “difensivo” dai missili qassam, che il primo ministro Olmert si è affrettato a propinare questa mattina ai ministri degli esteri di tutto il mondo, vuole distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale dal fatto che a Gaza un milione e mezzo di persone sta rischiando la morte da quasi due anni di embargo, che ogni giorno produce vittime.
Complici del terrorismo di Stato israeliano, l’appoggio militare statunitense e il silenzio dei governi europei, che lasciano che in Medio Oriente prosegua a compiersi indisturbato il tentativo di cancellare la Palestina dalle cartine geografiche, e con essa il suo popolo. E’ ormai evidente come alla condanna da parte della comunità internazionale dei crimini del nazifascismo non si accompagni ugualmente la condanna della storia e dell’attualità del progetto aberrante di cancellare il popolo palestinese.
NON C’E’ TEMPO DA PERDERE!!! FERMATE IL MASSACRO DI GAZA!!!
DOMENICA 28 DICEMBRE
MANIFESTAZIONE A PIAZZA NAVONA ALLE ORE 16,00
per
- L’IMMEDIATO STOP ALL’ATTACCO MILITARE SULLA STRISCIA DI GAZA
- LA FINE DELL’EMBARGO CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE DI GAZA
- IL CONGELAMENTO DI TUTTI GLI ACCORDI POLITICI ECONOMICI E MILITARI TRA L’ITALIA E ISRAELE
- LA FINE DELL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA DELLA PALESTINA
VITA, TERRA E LIBERTA’ PER IL POPOLO PALESTINESE
da forumpalestina.org
mercoledì 24 dicembre 2008
Bilancio attività e auguri
- sostegno economico morale a Anna e Giorgio, malato di Sla, come sapete a ottobre la cara Anna è venuta a mancare rapita da un tumore al pancreas, così Giorgio adesso è solo, e noi abbiamo ancora di più il dovere morale e civile di stargli vicino.
- sostegno ai bambini rom Terralba
- sostegno a minori di famiglie in difficoltà economica
- sostegno ai rifugiati politici e profughi di Cagliari
- sostegno ad alcuni detenuti e alle loro famiglie
martedì 23 dicembre 2008
Acquisto biancheria intima

lunedì 22 dicembre 2008
questo mese ringraziamo....
giovedì 18 dicembre 2008
GRAZIE
venerdì 12 dicembre 2008
sempre sul CPA di ELMAS, uno punto di vista più concreto
Oltre alle cronache regionali è sempre meglio avere un sguardo più completo, soprattutto qualcuno si ricorda dei tanti volontati operosi e assai preparati, come PETRA, che ci da un visione completa su i TANTO PERICOLOSI "OSPITI" del CPA
L’inferno di Elmas in Sardegna, il Cpt della rabbia
di Costantino Cossu
da Il Manifesto 11 dicembre 2008
Lo chiamano centro di accoglienza, ma è peggio di una prigione. Chiuso nella zona militare dell’aeroporto, circondato da filo spinato e militari armati, il centro è sovraffollato. All’interno sbarre e il rischio costante di rivolte
Si chiama Ilyes Fanit. Poco meno di tre mesi fa, la mattina del 25 settembre, è stato messo su aereo che lo ha riportato a casa, in Algeria. Il giorno prima, il 24, davanti a una macchinetta automatica del caffé del centro di prima accoglienza di Elmas, aveva preso a spintoni un poliziotto, dato testate contro la porta dell’infermeria e poi dell’ufficio della polizia scientifica. Le due porte sono state quasi sfondate, Ilyes s’è fatto parecchi lividi. In questura, in cella in attesa del rito direttissimo, ha trovato il modo di ferirsi all’addome. Ha 21 anni, Ilyes, ed è stato condannato a 6 mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena.Reati contestati: resistenza e violenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato. Nella notte tra mercoledì 17 e giovedì 18 settembre c’era anche lui tra gli ottantasette algerini che hanno distrutto mensa, telecamere, porte e uffici del centro in una rivolta improvvisa e violenta. Secondo la questura di Cagliari, la scintilla è scoppiata dopo un battibecco con gli ospiti somali del Cpa: loro liberi di entrare e uscire perché hanno chiesto asilo politico.Clandestini irregolari in attesa di trasferimento nei centri della penisola e «asilanti» s’incontrano solo alla mensa e sempre sotto l’occhio del personale di sorveglianza. La notte della rivolta alcuni somali erano rientrati più tardi e avevano trovato gli algerini in mensa (dopo il tramonto per via del digiuno religioso).Gli ultimi due piani del centro sono stati devastati. Sono volate le porte, le finestre, sono stati divelti i sanitari, distrutte le telecamere del controllo a circuito chiuso. Gli scontri sono durati sino all’alba e nessun osservatore esterno ha potuto verificare come siano andate realmente le cose. Pochi giorni dopo, Ilyes non ha litigato con i somali. Si è infuriato quando un poliziotto, vedendolo al centro della sala, gli ha detto di andare nella parte riservata ai clandestini irregolari.Ma le cause vere della rivolta sono altre. Il Cpa è sovraffollato e viverci è un inferno.Il centro di Elmas è stato aperto nel giugno di quest’anno. Serve principalmente a raccogliere i migranti che sempre più numerosi approdano su barche di fortuna sulle coste meridionali della Sardegna. Arrivano soprattutto dall’Algeria. Nel 2007 ne sono sbarcati circa 1800. Per quest’anno non ci sono ancora cifre definitive, ma pare che gli arrivi siano più o meno duemila. La gestione del Cpa è stata affidata a Connecting People tramite il Consorzio Solidarietà di Cagliari, che deve garantire i pasti, le pulizie, l’assistenza sanitaria, la presenza di mediatori culturali. Per la sorveglianza sono impiegati venti poliziotti e altrettanti carabinieri. Dopo la rivolta sono arrivati anche i fanti della Brigata Sassari, truppe scelte già impiegate in Iraq e in Afghanistan.Le condizioni di vita di chi sta dentro il centro non sono molto diverse da quelle di un carcere. In più molti dei reclusi sono in attesa di capire se avranno diritto all’asilo politico o se saranno costretti al rimpatrio. «Il problema vero - dicono i militanti del Comitato antirazzista nato a Cagliati per difendere i diritti civili dei migranti - è l’aumento dei tempi di permanenza nei centri di identificazione, dovuto alla nuova normativa per gli rifugiato o di protezione umanitaria. Non sapevano dove andare. Pochi quelli che parlavano l’inglese o l’italiano e nessuno conosceva la Sardegna. Sinora solo una comunità francescana ha offerto venti posti letto, largamente insufficienti per il bisogno che cresce».«Sono - aggiunge Petra - cittadini somali che fuggono da una situazione di guerra di fatto, che vede gran parte del territorio controllata dalle corti islamiche. Oppure eritrei oppositori di un regime che ha assunto i tratti di una dittatura sanguinaria. Tra di loro diversi intellettuali: scrittori, giornalisti, poeti». Gente che non è sbarcata direttamente sulle coste della Sardegna. Per fuggire hanno affrontato un viaggio agghiacciante. A piedi attraverso il deserto del Sudan settentrionale per raggiungere la Libia, la lotta disperata contro la fame, la sete e la fatica, i compagni di viaggio che non ce l’hanno fatta abbandonati, cadaveri, sulla sabbia. Dopo un un periodo non facile trascorso in Libia, in un campo profughi, la traversata via mare su barche scassate sino a Lampedusa. Qui, prima schedati come clandestini e poi smistati ad Elmas, in attesa che la domanda di asilo fosse esaminata. Quando la questura di Cagliari ha aperto i cancelli del centro ai cronisti per fare un po’ di pubbliche relazioni, i fuggiaschi hanno raccontato le loro storie. Alcuni hanno pagato mille e cinquecento dollari per attraversare il deserto e raggiungere Lampedusa, viaggiando per quasi cinque mesi e lasciando la famiglia in patria, con la speranza di trovare in Italia scampo alle persecuzioni e un lavoro. Altri hanno speso duecento dollari per un passaggio in auto dalla Somalia alla Libia, per poi affrontare la traversata fino a Lampedusa con altre centinaia in fuga dalla guerra o dalla povertà.Tutti, davanti ai taccuini dei giornalisti, hanno parlato dell’Italia come di un Paese di pace, accogliente, dove realizzare il sogno di studiare, lavorare, vivere liberi e sicuri. Erano le prime settimane di permanenza nel centro.Poi le cose sono cambiate. Oggi il futuro fa solo paura.
ancora notizie vergognose sulla questione del CPA
Intanto ieri mattina un ragazzo algerino, nel tentativo di scappare dal Cpa, è caduto da un'altezza di 4 metri e si è fratturato un braccio. Vedi le altre foto I l comitato parlamentare che si occupa del controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen e della vigilanza in materia di emigrazione sarà presto a Cagliari. Messa sul chi vive dai lanci di agenzia che hanno fatto rimbalzare nella Penisola l'eco della manifestazione dei rifugiati politici davanti alla Prefettura e dei disordini nel Cpa di Elmas, la presidente Margherita Boniver ha deciso per un anticipo della visita in Sardegna, già programmata per i primi mesi del prossimo anno. Nel frattempo assicura sostegno dell'organismo parlamentare alle iniziative del Prefetto di Cagliari e una costante attenzione sui problemi che dovessero essere portati all'attenzione del Parlamento.LA VISITA «Sono a conoscenza dei problemi che con periodicità si stanno verificando nel centro di prima accoglienza di Cagliari e ho deciso di proporre un anticipo della nostra visita in Sardegna - dice la parlamentare del Pdl, con un passato di viceministro degli Esteri - abbiamo già visitato i centri di Lampedusa e Gradisca d'Isonzo, ricavando le prime impressioni sulla difficoltà che c'è nel gestire strutture di questo tipo». L'ALLARME In attesa di prendere in mano la pratica Elmas, ai vertici del comitato parlamentare non sfugge la serietà dell'allarme lanciato dal prefetto di Cagliari Salvatore Gullotta, che ha parlato di una strategia nazionale della tensione in merito ai disordini avvenuti in diversi centri di accoglienza anche nella Penisola: «Non abbiamo fin qui affrontato la questione ma mi fido molto delle parole del dottor Gullotta - dice il presidente Boniver - il suo è un osservatorio privilegiato e le sue parole sono quelle che ci danno un motivo in più per approfondire il problema».
LA DIFFICOLTÀ Una risposta interlocutoria che è solo il preludio a una considerazione più amara che preoccupata: «La verità è che governare l'immigrazione è già di per sé un compito difficilissimo. Contrastare e sopportare quella clandestina è diabolico, fare le espulsioni è quasi una missione impossibile - ammette - non dico che siamo impotenti ma la situazione è estremamente grave, delicata e difficilissima. Perché dobbiamo ricordare il dato che il ministro Maroni ha comunicato alla Camera e che riguarda anche il sud della Sardegna: c'è stato un incremento del 60 per cento degli arrivi. La situazione va gestita con serietà, umanità e fermezza, senza scordare che i nostri interlocutori, ancorché spesso protagonisti di comportamenti al di fuori della legge, vanno trattati con il rispetto dovuto agli esseri umani». IL FUTURO Nessun ripensamento nella politica avviata dal governo: «Anche se i costi stanno salendo in maniera esponenziale - aggiunge la presidente - non possiamo tornare indietro: accoglienza, identificazione e, quando necessario, espulsione dal suolo nazionale». Chiusura riservata alle tensioni che stanno attraversando, anche a Cagliari, l'universo degli extracomunitari che hanno ottenuto lo status di rifugiato politico: «Ne abbiamo riconosciuto la necessità di asilo ma non possiamo anche farci carico di una sistemazione a tempo indeterminato o di trovare un lavoro - conclude - è invece possibile anche in Sardegna favorire l'intervento di Ong o associazioni di volontariato che possono fornire aiuto immediato». L'INCIDENTE Intanto ieri c'è stato un nuovo tentativo di fuga dal Cpa di Elmas. Un algerino si è lanciato da una finestra e, dopo un volo di 4 metri, si è schiantato al suolo procurandosi varie lesioni e una frattura al braccio. L'uomo è stato immediatamente bloccato e soccorso. A conferma della tensione che si vive in questi giorni, gli immigrati rinchiusi hanno lanciato vari oggetti contro l'ambulanza intervenuta per soccorrere il ferito.---------------------------------------------
Al via l'esodo La Caritas paga il biglietto a 100 rifugiatiVenerdì 12 dicembre 2008S i avviano a soluzione i problemi sollevati dai cittadini extracomunitari ai quali è stato riconosciuto lo status di rifugiati politici. Grazie a un intervento economico della Caritas, sollecitato dal Comune di Cagliari, un primo gruppo di 48 stranieri si è imbarcato ieri sera alla volta di Civitavecchia e una cinquantina si prepara a farlo oggi. «La procedura prevede che la Questura rilasci i documenti di viaggio (con i costi coperti dall'associazione umanitaria) e poi si possano staccare i biglietti per la traversata in nave e per eventuali trasferimenti in treno verso il nord della Penisola», sottolinea Ada Lai, dirigente comunale dell'area per i servizi al cittadino, «tutti i rifugiati presenti a Cagliari continuavano a invocare questa soluzione, perché la loro meta finale non era certo la Sardegna». Nei giorni scorsi i rifugiati politici, nella quasi totalità eritrei e somali, avevano anche inscenato una manifestazione di protesta davanti alla Prefettura, denunciando la loro situazione di disagio e indigenza.LA PROTESTA Intanto il sindacato di Polizia Siulp ribadisce le sue proteste sulle condizioni nelle quali sono costretti a lavorare gli agenti in servizio nel centro di prima accoglienza: «Bisogna squarciare un velo di ipocrisia: la situazione è ormai insostenibile, sia dal punto di vista dell'ordine pubblico che dell'agibilità del Cpa di Elmas - dice Salvatore Deidda, segretario provinciale del Siulp - e le autorità preposte sembrano essere le uniche a non accorgersi del fatto che l'atmosfera che si respira in quella struttura è pesantissima». COME IN UN CARCERE Deidda non vuole alzare i toni ma è fermissimo nel ribadire che il sindacato degli agenti di Polizia si batterà per ribadire la necessità di chiudere o spostare il centro: «Condividiamo l'affermazione del prefetto Gullotta circa la necessità di sviluppare una cultura dell'accoglienza - ricorda - ma la filosofia che sta alla base del Cpa di Elmas è completamente sbagliata. Quello è praticamente un carcere, anche se lo si chiama con un altro nome. E i cosiddetti ospiti non hanno diritto nemmeno a un'ora d'aria, senza scordare tutte le altre costrizioni che devono subire. Devono essere messi in condizione di vivere in maniera decorosa ma non da rinchiusi».L'ALTERNATIVA Fa discutere anche l'affermazione a proposito dell'ineluttabilità della collocazione del centro a Elmas: «Non è vero che non esistano altre strutture - polemizza Deidda - penso, ad esempio, alle caserme dismesse dell'Esercito. A Cagliari c'è quella di Calamosca, che è facilmente controllabile dal personale preposto alla vigilanza. Anche se resto convinto che la dislocazione naturale del Cpa sarebbe nel centro Sardegna, lontano dalle coste e dai grossi nuclei abitati». ( a. mur. )
giovedì 11 dicembre 2008
dal CPA di CAGLIARI
La situazione al CPA di Cagliari è ridicola!
Pochi migranti spaventano un città, un aereoporto viene chiuso per qualche ora....
Ma.... ci sono le SPLENDIDE cooperative che gestiscono il tutto .....
E i volontari? e i comitati? e chi aiuta concretamente questi uomini??
INVISIBILI!
Forse meglio invisibili e costruttiti che... a fare i becchini dietro grandi tragedie umane
Vola qualche colpo di manganello durante una manifestazione non autorizzata. La polizia: «Il prefetto non vi può aiutare» Prefettura, scontri tra rifugiati e agenti«Chiediamo un lavoro o un biglietto aereo per andare via»Mercoledì 10 dicembre 2008Invitati a sgomberare, hanno fatto resistenza e la polizia è passata dagli avvertimenti ai fatti, con lo sgombero forzato.S i sono presentati in quaranta, hanno occupato l'atrio della prefettura e chiesto di essere ricevuti dal rappresentante del governo. A quel punto, i rifugiati politici africani che ieri hanno dato vita a una manifestazione non autorizzata davanti alla sede di piazza Palazzo, al centro della città, sono stati invitati dalla polizia a sgomberare l'edificio. Ma non hanno indietreggiato di un millimetro e, dopo un muro contro muro durato alcuni istanti, gli agenti li hanno spinti verso l'uscita. Hanno fatto resistenza e la polizia, dietro l'ordine del vicequestore vicario Giuseppe Gargiulo, è passata dagli avvertimenti ai fatti, con lo sgombero forzato da «un luogo istituzionale che è stato erroneamente scelto come obiettivo», dirà più tardi lo stesso vicequestore vicario. È volato qualche colpo di manganello, alcuni attivisti sono stati travolti e alla fine, cinque persone, tra cui due poliziotti e una manifestante (alcuni giovani del Social forum si sono presentati in piazza Palazzo) colpita a un braccio, sono rimaste contuse. Anche il fotografo de L'Unione Sarda, che si trovava davanti alla portineria, spinto da un agente, che poco dopo si è scusato, ha riportato una distorsione alla caviglia. L'INVITO AD ANDARE VIA «Non potete restare qua dentro, la vostra questione non può essere risolta dal prefetto», scandisce a più riprese Gargiulo ai manifestanti, prima di dare l'ordine di sgombero. «Ho parlato con lui un attimo fa, non può aiutarvi». Alla richiesta dei rifugiati, che provengono dalla Costa d'Avorio, Ghana, Togo, Benin, dà voce Iossouf Watara, ivoriano, che estrae da una tasca il suo documento, e grida: «Vogliamo essere messi nelle condizioni di trovare un lavoro o, al limite, di poter andare a Roma o Milano. Ci serve solo un biglietto aereo». L'INIZIO DEI PROBLEMI Il loro problema ha inizio paradossalmente con il riconoscimento dello status di asilo politico. Al gruppo di immigrati, che dal mese di giugno era ospitato all'interno del Cpa, il centro di prima accoglienza che si trova a Elmas, e dell'Hotel Setar, la condizione di rifugiati è stata riconosciuta pochissimo tempo fa. Dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno hanno dovuto lasciare le strutture (dove, lamentano gli attivisti, esplodono periodicamente epidemie di scabbia) come prevede la legge. «Si sono però ritrovati in strada, senza un soldo in tasca», racconta Massimo Pitzalis, uno dei numerosi attivisti presenti alla manifestazione. «Alcuni sono riusciti a contattare qualche conoscente e si sono fatti inviare i soldi per i biglietti. Tantissimi, invece, non sanno dove sbattere la testa». Come Idrissa Traore, ivoriano, che da una settimana non sa dove andare: «Sto trascorrendo la notte in piazza Matteotti. Sarebbe sufficiente per me arrivare a Milano o a Venezia». IN ITALIA DA SEI MESI La loro permanenza in Italia è iniziata, appunto sei mesi fa, a Lampedusa. Da lì sono stati dirottati al Cpa di Elmas. Dopo la richiesta di asilo politico la Commissione del Ministero ha avviato gli accertamenti per il riconoscimento dello status. «Una volta che la procedura è giunta a conclusione spetta a loro organizzarsi, non ci si può fare carico delle loro esigenze», spiega Gargiulo. «Comprendiamo il loro disagio: non sanno parlare l'italiano e si ritrovano senza soldi. Ma la possibilità di ricevere accoglienza è valida solo nella fase precedente al riconoscimento, poi devono diventare autonomi».
Il consigliere regionale Caligaris chiama GullottaMercoledì 10 dicembre 2008«La grave situazione di una trentina di giovani della Costa d'Avorio che, ottenuto lo status di rifugiati politici, sono rimasti privi di qualsiasi assistenza, è sfociata in momenti di forte tensione. Una situazione spiacevole che non deve ripetersi». Lo afferma la consigliera regionale socialista Maria Grazia Caligaris (Ps), componente della Commissione Diritti Civili, che ha avuto un colloquio con il Prefetto di Cagliari Salvatore Gullotta, al quale ha rappresentato la necessità che i giovani, «senza soldi, senza un alloggio e senza biglietto della nave per raggiungere la penisola, trovassero una temporanea sistemazione non potendo rientrare nei luoghi di accoglienza dove stavano in attesa del certificato di rifugiati politici. È palese la contraddizione che le istituzioni, governo, regione ed enti locali, devono superare», ha sottolineato Caligaris, «e non è sufficiente rilasciare i documenti attestanti lo status di rifugiato e poi abbandonare le persone in mezzo a una strada». ---------------------------------------------------------------------------------------------------------In 44 devastano il primo piano del Cpa di Elmas. Danni per migliaia di euro, lievemente ferito un agente di polizia Centro di accoglienza, prove di fugaRivolta degli algerini: uno scappa ma viene ripresoGiovedì 11 dicembre 2008Dopo aver devastato camere e bagni i rivoltosi nordafricani hanno lanciato materassi, suppellettili, rubinetti e pezzi di maiolica.Q uarantaquattro algerini pronti a tutto, armati della loro disperazione e animati da furia devastatrice, hanno inscenato una nuova nottata di guerriglia nel Centro accoglienza stranieri di Elmas. Bilancio (provvisorio): un agente lievemente ferito, danni per svariate migliaia di euro e un clandestino in fuga senza documenti né soldi, rintracciato poi nel primo pomeriggio. Si tratta dell'ennesima rivolta avvenuta dal mese di giugno, quando la struttura è stata inaugurata.L'ASSALTO Hanno atteso che fosse notte inoltrata, confidando in un naturale rilassamento del personale preposto al controllo. Poi hanno rotto gli indugi e cercato di scappar via, in massa, dal centro di accoglienza stranieri da qualche mese ospitato in una palazzina dell'aeroporto militare di Elmas. La pronta reazione della vigilanza interforze di polizia e carabinieri alla fine ha represso il loro tentativo, anche se uno degli ospiti del Cpa è riuscito per qualche ora a sfuggire alle maglie della rete dei controlli di polizia. Erano quasi le 3.30 quando 44 algerini, sbarcati sulle coste meridionali sarde un mesetto fa, hanno scatenato l'inferno: dopo una notte di discussione e ripensamenti il "branco" ha deciso che fosse arrivata l'ora di provare ad abbandonare la sistemazione al primo piano del centro di accoglienza, l'unico rimasto agibile dopo che le devastazioni di settembre avevano reso impraticabile quello superiore. LA VIOLENZA Resasi conto della impossibilità di sfuggire alla vigilanza delle forze dell'ordine in quel momento in servizio, l'avanguardia del gruppo in fuga ha deciso di buttarla in rissa: una decina di algerini ha iniziato a lanciare scarpe, bottiglie, suppellettili recuperate nelle camere, persino maiolica e rubinetti smontati da bagni, senza trascurare di danneggiare pesantemente gli infissi. Un agente è rimasto leggermente ferito dal lancio di una sbarra di ferro: se la caverà con un paio di giorni di cure. Il peggio è passato verso le 5, quando la rivolta è stata sedata.LA FUGA L'allarme è scattato quando l'appello nominativo ha rivelato l'assenza di un algerino di 25 anni. Approfittando della confusione, infatti, il giovane è riuscito ad allontanarsi e a far perdere le proprie tracce. Immediate sono scattate le ricerche sia nell'attiguo aeroporto civile che in tutta la zona. Contestualmente la segnalazione è rimbalzata nelle caserme e nei commissariati di tutta la provincia, unitamente a una foto e a una descrizione del giovane nordafricano in fuga. Nel primo pomeriggio le ricerche hanno dato esito positivo: il ragazzo, infreddolito e spaesato, è stato rintracciato non lontano dalla zona aeroportuale, ai margini di una strada trafficata.IL CENTRO Il primo sopralluogo effettuato ieri mattina dai tecnici ha decretato l'impraticabilità di una parte del piano messo a soqquadro nella notte. Questo comporta un aggravio di difficoltà per i sessanta stranieri irregolari attualmente ospitati nella struttura, costretti a vivere in spazi ristretti e resi precari dalle devastazioni.L'INTERROGAZIONE Della questione immigrati si è parlato ieri sera anche in Consiglio comunale: il rappresentante di Forza Italia Maurizio Porcelli ha presentato un'interrogazione nella quale chiede di utilizzare i fondi attualmente destinati ai buoni-pasto destinati agli immigrati per noleggiare una nave e riportare i clandestini nei loro paesi di origine.ANTHONY MURONI
prefetto «Le tensioni? C'è una strategia nazionale»Giovedì 11 dicembre 2008le altre foto I l prefetto Salvatore Gullotta ne è convinto: «Ormai è accertato: c'è una strategia nazionale da parte degli irregolari algerini. Organizzano rivolte, manifestazioni o scontri quasi in contemporanea per chiarire che non sono d'accordo con la nostra strategia dell'accoglienza. Si sentono quasi prigionieri, anche se le strutture sono di assoluto livello. Vorrebbero essere liberi di circolare, non capiscono questa costrizione. Ma sbagliano, perché le procedure sono chiare e vanno rispettate». Dopo gli scontri di martedì davanti alla Prefettura ribadisce che occorre calma nella gestione del problema: «Il giorno prima hanno protestato i rifugiati, ieri gli irregolari. Ma noi abbiamo risposte per ognuno di loro». Seduto nel suo ufficio ampio e spartano, sprovvisto di personal computer, con accanto il viceprefetto Corda e il dirigente Leo, il dottor Gullotta è fermissimo sulle sue posizioni: «Non ci sono alternative a questa organizzazione dell'accoglienza». Il suo è un approccio politically-correct, quasi britannico nonostante i natali siciliani: «Mai parlare di clandestini, io li definisco semplicemente irregolari»Non è che ci sia un disagio non più sostenibile?«Sinceramente mi sembra una forzatura. Ho già detto che credo dietro questi episodi ci sia una strategia precisa. Ma bisognerebbe mettere in rilievo che dal 2006 gestiamo l'arrivo di circa 2 mila irregolari all'anno. Eppure nessun impatto c'è stato nei confronti dei cittadini».Vuol far notare che sono state evitate le guerre tra poveri?«Non userei questa definizione ma il senso è quello. Abbiamo usato il massimo del riguardo nei confronti degli extracomunitari, offrendo loro un tetto sulla testa e un pasto caldo ma non per questo abbiamo danneggiato i nostri concittadini. Chi critica la politica dell'accoglienza su questo dovrebbe interrogarsi».Cosa risponde a chi sostiene che quella dell'aeroporto non è l'ubicazione migliore per il Cpa?«Che si tratta di critiche poco costruttive. Qualcuno scorda i nostri sforzi per reperire una struttura che ci consentisse di ospitare in un contesto di umanità tutte le persone che arrivano in maniera irregolare nella nostra isola. E poi, ci sono strutture alternative? Se esistono sono pronto a prenderle in considerazione».C'è chi parla di spazi sempre più esigui al Cpa. Qual è la situazione?«È sotto controllo. I 60 ospiti hanno tutti a disposizione camere e servizi regolari. E siamo pronti a far partire i lavori per la ristrutturazione del secondo piano, devastato qualche mese fa».Cosa si può fare per mettere fine alle rivolte?«Occorre sforzarsi di far capire ai ragazzi ospitati nel Cpa che non ci sono alternative alla loro condizione. E uguale sforzo dovremmo farlo noi. La legislazione è questa e dobbiamo sforzarci di rendere la presenza di questi irregolari la più compatibile possibile con condizioni di umanità. E noi non ci tireremo indietro».Crede che si possa fare di più?«Ne sono assolutamente convinto. Penso, ad esempio, all'impegno promesso e mai attuato dagli enti locali a proposito dei centri di seconda accoglienza. Regione, Province e Comuni devono rendersi conto che occorre investire in integrazione. Quando qualcuno degli irregolari ottiene lo status di rifugiato politico si trova disorientato, non sa dove sbattere la testa».
-------------------------------L a procedura per l'identificazione e la sistemazione dei clandestini che sbarcano sulle coste isolane è quella standard, prevista dalla legge Bossi-Fini. Una volta individuati sul territorio nazionale gli immigrati non in regola vengono sottoposti al controllo fotodattiloscopico. In sostanza foto segnaletica e impronte digitali da rilevare in Questura, anche se a Cagliari queste operazioni vengono effettuate in una stanza appositamente ricavata all'interno del centro di accoglienza di Elmas. I risultati dei rilievi vengono poi inseriti nella banca dati nazionale Afis per accertare se qualcuno dei clandestini sia già stato segnalato in precedenza sul suolo nazionale. Ultimata questa fase gli extracomunitari vengono sottoposti a un primo screening sanitario e poi trasferiti nel centro di accoglienza, in attesa di un riconoscimento da parte delle autorità nazionali o (più spesso) di un rimpatrio. A questo proposito recentamente la legge ha introdotto il reato di "reingresso e presenza": lo commette un clandestino che, dopo essere stato destinatario di un foglio di via, viene nuovamente sorpreso sul territorio nazionale. Se la permanenza in sé non costituisce reato, lo stesso viene consumato con il ritorno in Italia dopo aver subito un provvedimento di espulsione.IL CENTRO DI ELMAS A giugno, quando il centro di accoglienza di Elmas è diventato operativo, la struttura si presentava come una di quelle più all'avanguardia in Italia: assicurava posti-letto confortevoli, mensa, attività di mediazione culturale e interpreti, oltre che attività di svago e possibilità di comunicazione all'estero attraverso schede telefoniche fornite dal consorzio. Ottimi propositi spesso rimasti solo sulla carta, visto che già da luglio della struttura linda e accogliente è rimasto solo un ricordo. Le periodiche devastazioni e il successivo scetticismo espresso da alcuni dei sindacati delle forze delle ordine hanno sin da subito fatto capire che permanenza dei clandestini e convivenza con il personale preposto al controllo sarebbero state difficili. LA GESTIONE A gestire il centro di Elmas è il Consorzio solidarietà guidato da Carlo Tedde: si tratta di un'organizzazione che raccoglie diverse cooperative sociali della provincia, per le quali lavorano quasi seicento persone.Lo Stato corrisponde al Consorzio circa trenta euro al giorno per ogni ospite del centro, più una cifra che oscilla tra i 15 e i 25 euro (sempre pro capite) per le spese mediche. Nella tariffa fissa sono compresi colazione, pranzo, cena, pulizia, lenzuola, coperte, assistenti sociali, psicologi e mediatori. A lavorare nella struttura sono una trentina di ragazzi cagliaritani, assunti con regolare contratto. ( a. mur. )
mercoledì 26 novembre 2008
domenica 30 Macomer: ANNA MARIA CAPRARO incontra ELIANO CAU
Domenica 30 a Macomer....
Macomer, domenica 30 novembre alle 17:00 Anna Maria Capraro incontra Eliano Cau (Per le mute vie) nel Padiglione Filigosa
martedì 25 novembre 2008
basilio uras cercasi
sabato 22 novembre 2008
questa settimana ringraziamo a:
martedì 18 novembre 2008
consegnati abiti x rifugiati
lunedì 17 novembre 2008
Sardegna luogo ideale e sicuro per "deportare" richiedenti asilo
A partire da quest'estate sono stati deportati, dal resto d'Italia in Sardegna, persone che sono fuggite dai loro Paesi di appartenenza per ragioni di persecuzione e che hanno avanzato, per tale motivo, richiesta di ottenere lo stato di rifugiato e l'asilo: il Centro di Elmas e l'Hotel Setar di Quartu Sant'Elena ne hanno ospitato circa 200, arrivati da vari Paesi africani e non (Somalia, Afganistan, Kurdistan, Irak, Burkina Faso, Costa D'Avorio, Nigeria, ecc.): nessuno è sbarcato in Sardegna direttamente e tutti avevano presentato alle Questure la richiesta di asilo, come rifugiati, nel giugno 2008.
Allo scopo è stata instaurata una procedura di tal tipo:
l coloro erano indicati per il colloquio, per un tempo variabile sino ad una settimana, sono stati portati dall'Hotel Setar al Centro di Elmas, da cui potevano uscire solo con un autobus nelle ore diurne (esclusa la domenica e festivi): la notifica del colloquio avviene con un comunicato scritto, che deve essere tradotto (molti non capivano cosa fosse la notifica);
l alloggiavano nei piani superiori del Centro; nello stesso centro, al piano terra, vi sono migranti irregolari;
l
l Di seguito, vengono rilasciati i relativi documenti, attestanti lo stato di rifugiato o la concessione di protezione sussidiaria.
A seguito dei concomitanti primi sbarchi di migranti irregolari, la scorsa settimana, è stato detto a coloro che hanno ottenuto la protezione internazionale che avrebbero dovuto lasciare il Centro (la richiesta ha riguardato circa 30 somali) intorno alle 19: non hanno acconsentito e sono riusciti a procrastinare all'indomani mattina la decisione.
La mattina successiva al Centro si è presentata
La situazione si è acutizzata con i successivi sbarchi di irregolari, perché il Centro è destinato ai nuovi migranti, tanto che la stessa Commissione si è spostata a Cagliari, in Prefettura, per svolgere le audizioni e i richiedenti asilo sono in gran parte alloggiati all'Hotel Setar, ma alcuni ancora al CPA di Elmas.
Nel pomeriggio dell'11.11.2008, dopo aver ottenuto i documenti, per i quali sono state richieste marche e diritti (molti sono fuggiti senza alcun mezzo di sostentamento), sono stati, senza altra possibilità, mandati via: soltanto l'intervento di alcune associazioni e volontari ha permesso di dare soluzione temporanea, con alloggio presso comunità di suore, per la notte ed i pasti.
Solo alcuni sono stati in grado di comprare un biglietto per il passaggio in nave, diretto a Roma per raggiungere parenti o conoscenti.
Così la situazione prosegue, in considerazione del fatto che
Allo stato attuale, una comunità francescana ha offerto 20 posti letto, largamente insufficienti per il bisogno che cresce, per l'elevato numero di persone interessate.
Inoltre, pochi parlano l'inglese o il francese, oltre la lingua d'origine, e nessuno conosce
Esiste, quindi, una situazione di emergenza, ossia la necessità di trovare una soluzione per permettere che chi è stato accolto nel territorio italiano perché riconosciuto perseguitato in patria possa, prima di essere costretto a lasciare
Se qualcuno, poi, volesse presentare il ricorso, diritto riconosciuto, contro la decisione della Commissione, negativa o di assegnazione della sola protezione sussidiaria in luogo dell'asilo, si presenterebbe analogo problema per la durata del procedimento giudiziale.
venerdì 14 novembre 2008
emergenza
ma quali frontiere? quale governo?
nelle coste del mediterraneo, giovani uomini, giovani donne, bambini, affollano i porti per attraversare quel canale di mare che li separa dalla sognat Europa....
Sfidare il nostro mare.... sfidare i flutti e le onde... sperare... viaggiare...sognare... temere... non sapere...ma VOLERE...
sono convinta che è la sana, forte, necessaria VOLONTA' di CAMBIARE che spinge l e genti a vendere i corpi alle organizzazioni di stampo mafioso pur di attraversae quelle fisiche frontiere... sempre chiuse perchè equesto è il volere dei governi europei....
e allora TENTARE LA FORTUNA su BARCHE e BARCONI, SCAFI e GOMMONI, attraverare misteriosamente facendo una breccia in frontex per poi approdare o essere avvistati nelle coste sarde e FINIRE il SOGNO in un CPA .... al centro di un aereoporto internazionale... dietro anguste sbarre e con un regimento che osserva, o ciondolare qui e làper CAGLIARI
QUESTA è la FINE DEL VIAGGIO dei PIU' FORTUNATI
ALTRI giaciono nel marenostrum, cimitero liquido.
CPA, CEI,CARA? Cosa è quello strano posto ad ELMAS? le oci si rincorrono comunque resta la viva necessità di accogliere queste genti, perchè la maggior parte di essi sono PROFUGHI, RICHIEDENTI ASILO, sono MIGRANTI, uomini e donne che vogliono VIVERE
NOI con altre associazioni di CAGLIARI provvediamo per quanto ci è possibile ad una prima assistenza.
Sono NECESSARI ABITI (pantaloni, jeans, tute, felpe, camicie, maglioni tshirt, giubbini, giubbotti, giacconi etc) per DONNE E UOMINI ma anche RAGAZZI e RAGAZZE e BIMBI, possibilmente in buono stato d'uso, BIANCHERIA INTIMA, VIVERI a LUNGA CONSERVAZIONE, ma anche SCARPE, ZAINI,BORSE
chiunque fosse interessato a collaborare con un gesto concreto può contattarci (da tutta la SARDEGNA con chiamata o sms al 3397916117 Eleonora - Gato Obrero-mentre per la zona del cagliaritano 3391033752 Mariagela -Sardegna Palestina-)
come sempre ma pensiamo sia inutile ripetervelo non disdegnao anche contributi economici (utili sempre e comunque anche in questo caso)
Aspettiamo i vostri contributi
giovedì 13 novembre 2008
borsa di studio anna ruggiu, pratica concreta di società alternativa. Quando il diritto all conoscenza diventa di tutt nessuno escluso
mercoledì 5 novembre 2008
continuiamo a seguire il nostro amico ELIANO CAU e le sue PER LE MUTE VIE
Guasila (CA), sabato 8 novembre, Per le mute vie, di Eliano Cau, al Teatro Comunale ore 19:00. Presenta Gianluca Medas con la partecipazione dell’Autore
Arzana (NU), venerdì 14 novembre, Per le mute vie, di Eliano Cau, nell’ambito della manifestazione “Il porcino d’oro”, ore 16.30
Peschiera Borromeo (Mi) domenica 16 novembre, ore 17:00 Per le mute vie, di Eliano Cau, presso la sede del Circolo “Nuova Sardegna”, Via Don Sturzo ang. Via Liberazione, con il patrocinio del Comune di Peschiera Borromeo. Coordina il Prof. Giuseppe Deiana. Relatori: Prof.ssa Daniela Pappini, Prof:Pasqualina Deriu, e Prof. Tonio Satta. Sarà presente l’autore
martedì 4 novembre 2008
Lettera ad una studentessa
Nichi Vendola
lunedì 3 novembre 2008
abiti consegnati
in particolare per il mese di ottobre ringraziamo
CARLA,ELISA e KATIUSCIA
che con i loro contributo in abiti hanno garantito cambi e migliore abbigliamento a 1 bimba, 1 bimbo, 1 ragazza quindicenne e ad alcuni minori rom, oltre che a 2 donne ed un uomo
domenica 26 ottobre 2008
Solidali con la lotta degli studenti
il LICEOSOCIOPEDAGOCICO: BENEDETTO CROCE
il LICEO SCIENTIFICO:MARIANO IV
SIAMO CON VOI NELLA LOTTA
sabato 25 ottobre 2008
STUDENTI NO GELMINI AD ORISTANO
MARTEDI’ 28 OTTOBRE 2008, ORE 16
Liceo Classico S.A De Castro – Piazza Aldo Moro 2 – Oristano
“Dove sta andando la scuola pubblica?”
Assemblea pubblica e dibattito sulla riforma Gelmini
Intervengono tra gli altri:
ANNA BUSI - Cgil Scuola
GIGI PISCI - Comitato Studentesco Scienze Politiche
Invitiamo a partecipare gli studenti, i genitori, gli insegnanti e tutti i lavoratori che vogliono difendere la scuola pubblica!
RETE STUDENTI NO GELMINI
giovedì 23 ottobre 2008
la storia triste di una di noi
Da quasi due mesi, sono in stretto contatto con una giovane compagna militante di un circolo del nostro partito delle zone interne della Sardegna, di uno di quei paesi dove il sogno dell’industrializzazione si è dissolto in spopolamento, migrazione e cassaintegrazione.
Lei, una di noi, una delle tante donne del sud, si trova in una situazione difficile, quasi paradossale.
Il suo compagno è agli arresti domiciliari da quasi un anno ormai e deve scontare una pena, a seguito di uno strano processo.
Lei con dedizione ed impegno ha fatto tutto quello che era nel suo potere per tenere alta la dignità.
Con una casa presa con un mutuo non si può usufruire del gratuito patrocinio per la difesa, gli avvocati devono essere pagati, il processo va pagato, la vita va avanti, lei , disoccupata come tante donne del sud, ha trovato un ingaggio lavorativo che partirà fra un mese circa.
Ma ora i debiti contratti sovrastano, è arrivata anche la convocazione per l’appello e le spese legali aumentano,. C’è da saldare un avvocato, da spendere per il nuovo avvocato, c’è la vita da continuare.
La nostra compagna ha provato tutto, associazioni, finanziarie , banche, ma nessuno da credito a chi non ha nulla d ipotecare, a chi non ha buste paghe, perché la situazione lavorativa obbliga molto spesso anche contro la nostra volontà, pur di campare, si accetta di lavorare in nero.
Ora i debiti iniziano a stritolarla,la dignità non esiste più, ogni giorno si calpesta di più, ed io che la seguo da quasi due mesi, convincendola e trattenendendola con tutte le motivazioni migliori e con tutti i metodi possibili, cercando di fare quel che si può in questi casi, ieri in tarda serata ricevo una sua mail. Dove , ahinoi, leggo che lei purtroppo non poteva attendere oltre e che era già entrata in contatto con alcuni fantomatici “prestatori di soldi” che in cambio del prestito le proponevano un “contratto di lavoro”. Sapete che contratto?Sapete che lavoro? Le propongono la vendita e la mercificazione del suo corpo.
Non posso rimanere inerme a guarda, non possiamo rimanere inermi davanti a tutto ciò. Noi che lottiamo con i nostri corpi e le nostre menti ed azioni contro la malavita organizzata, contro i mercifica tori di corpi, contro chi riduce ed induce alla schiavitù dobbiamo fare qualcosa.
E’ un nostro dovere civile strappare dalle mani della malavita un’ennesima vittima.
Certo lo so che voi che leggete queste righe conoscerete sicuramente diverse situazioni simili a quella che vi ho accennato, però non credo sia umano rimanere immobili e non tentarle tutte quando una di noi si trova in una situazione così disperata.
Da parecchio ho attivato una sottoscrizione sul blog della mia associazione ma non ha portato nessun frutto, ora ci ritento e ci ritentiamo insieme, perché nessuno può permettersi di toglierci il sogno di una vita migliore, di un mondo diverso
Questi sono i nostri dati e sul nostro blog potete trovare anche altri post che trattano la storia di M.
Come sempre Bene accetti sono i contributi economici su ccp n 83660159 intestato all'associazione EL GATO OBRERO o bonifici IBAN IT75 L076 0117 4000 0008 3660 159 o conto paypal gatoobrero@yahoo.it con causale "per M.una di noi”.
per ulteriori informazioni, idee, potete sempre contattare me
Gato Obrero: eleonora
mercoledì 22 ottobre 2008
Eliano: Per le Mute via al BASTIONE SAINT REMY CAGLIARI domenica 26 ottobre
Tutti i nostri amatissimi lettori ....sono invitati...
Ricordiamo ancora una volta la trama:
Anni Sessanta: non lotta di classe ma lotta per la sopravvivenza quella che infiamma gli animi a Neoneli, piccolo centro della Sardegna che arranca per non scomparire, che soffre per la rinuncia ai suoi figli più cari, giovani costretti a emigrare, prole che non riesce a sfamare.Ma Antoni non parte per fame: se resta, non riuscirà a resistere alla vertigine della vendetta.Testimone delle sue ambasce, il giovane Emilio getta il suo primo sguardo su un mondo in equilibrio precario tra un domani troppo vicino e uno ieri troppo importante per esser dimenticato, ma troppo pesante da portare con sé.
In questa coda di decennio i vecchi e i bambini sono gli unici esseri a dar suono al villaggio: i primi aspettando la morte, i secondi la forza per fuggire via. Nelle periferie, il sudore di chi è partito bagna la sabbia e il cemento che legano le pietre delle case nuove, i nidi di chi vuol tornare. Qualche folle resiste, mostrando a chi non desidera andarsene che qualcosa si può fare anche nei piccoli villaggi svenati del sangue migliore.
Quanti delitti, quante vedove e quanti orfani per dar soddisfazione alla parte peggiore di noi! Io non sono studiato, e libri ne ho letto pochi, ma la vita la conosco. I nostri vecchi di Neoneli me lo hanno sempre detto, e io non l’ho mai dimenticato. Una fine bisogna pure metterla alle cose, se no la ferita non si chiude più. Noi siamo animali, ma animali con la testa, non bestie. Se in noi vince la bestia, l’istinto, ci sperdiamo uno con l’altro; se prevale la ragione, siamo uomini.